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Autore: fiordiloto

Cos’è il parto in acqua e quando si può fare?

Quando è possibile partorire in acqua? Che cosa devo indossare per il parto in acqua? Quali sono i pro e quali sono i contro del parto in acqua?

Cos’è il Parto in Acqua

Il parto in acqua è una modalità di travaglio/parto che può essere utilizzata in alternativa al parto vaginale tradizionale (che avviene fuori dall’acqua).

Non tutti i reparti di Maternità sono provvisti della vasca e dell’attrezzatura necessaria. 

È quindi la donna che dovrà informarsi su quali possono essere le strutture della sua zona che offrono questo tipo di servizio.

La vasca per il parto

Per il parto in acqua è necessario che la struttura sia fornita di una vasca idonea al parto: un particolare vasca molto ampia che contiene fino a 70/80 cm di acqua in cui la donna possa immergersi e potersi muovere liberamente durante in travaglio.

Questa vasca inoltre deve essere di un materiale idoneo che si possa igienizzare e che ci sia sempre un buon sistema di ricircolo dell’acqua che la mantenga pulita.

Altro strumento necessario che le strutture devono avere per poter offrire la possibilità del parto in acqua sono le sonde senza fili e impermeabili per tracciato cardiotocografico in acqua.

Queste sonde sono fondamentali per controllare costantemente il battito cardiaco fetale e l’attività contrattile uterina materna affichè si possano accertare subito i cambiamenti che indicano qualsiasi tipo di malessere che comportino la fuoriuscita dall’acqua.

Una caratteristica del parto in acqua è la temperatura dell’acqua in cui la donna è immersa: dai 35° ai 37°, quindi molto calda e della stessa temperatura del liquido amniotico.

Cosa serve indossare per il parto in acqua?

Si può scegliere di indossare la parte superiore del costume oppure si può scegliere di non indossare nulla al fine di sentirsi completamente libere nei movimenti.

Quali sono i pro del parto in acqua?

I punti pro del parto in acqua sono molteplici, sia per la futura mamma sia per il bambino.

Per la mamma:

  • l’mmersione in acqua calda comporta uno stato di rilassamento ottimale.
  • Il dolore delle contrazioni viene gestito meglio.
  • Lo stato di benessere che si crea aiuta il rilascio di endorfine (ormoni del benessere) e abbassa i livelli di adrenalina (ormone dello stress che mantiene tutto più rigido).
  • L’acqua calda richiama sangue, tutti i vasi si dilatano e di conseguenza la cervice uterina si dilata più velocemente.
  • Il pancione è come sospeso nell’acqua e la donna può trovare sollievo qualora soffrisse di mal di schiena o di dolore lombare.
  • Riduzione dei tempo del travaglio: più la mamma è rilassata più la parte espulsiva sarà veloce.

Per il bambino:

  • Più la mamma sarà rilassata più lo sarà anche il bambino.
  • Le endorfine circolanti dovuto al rilassamento materno favoriscono la funzionalità della placenta e daranno benessere anche al bambino.
  • Il parto e la fase espuliva risulteranno essere meno “traumatiche” poiché il neonato passerà da un ambiente acquatico (nell’utero esso è immerso nel liquido amniotico) ad un altro ambiente acquatico (la vasca) sempre caldo e confortevole.

Ma il neonato rischia di “bere” l’acqua?

Ma il neonato non rischia di “bere” o che l’acqua della vasca gli vada “di traverso”?

La risposta è no in quanto i neonati hanno una caratteristica innata che si chiama riflesso di apnea.

Questo riflesso permette, nel momento in cui l’acqua sfiora i recettori che il neonato ha sul viso, di andare automaticamente in apnea e quindi non c’è rischio che possa “bere” acqua nel momento della fase espulsiva.

Quali sono i contro del parto in acqua?

I contro del parto in acqua non sono ancora stati studiati appieno.

Non esistono infatti studi in cui si parla di svantaggi al parto in acqua.

Sono stati tuttavia segnalati alcuni rischi come emorragia, problemi respiratori nel neonato ed infezioni qualora l’acqua della vasca rimanessse molto tempo sporca.

Tutte le donne possono partorire in acqua?

Le donne che possono accedere al parto in acqua è consigliabile che abbiano alcune caratteristiche  tra le quali:

  • la gravidanza deve avere avuto un decorso fisiologico e a basso rischio.
  • La gravidanza deve essere singola.
  • Il neonato deve essere in presentazione cefalica.
  • La futura mamma non deve avere patologie particolari e deve stare bene.
  • Deve sentirsi bene in acqua, se lo stare il vasca le crea nervosismo non è più consigliabile rimanere immerse.
  • Si deve essere a travaglio avviato (collo appianato, 3-5 cm di dilatazione, contrazioni regolari e dolorose).
  • Il liquido amniotico è chiaro.
  • Il tracciato cardiotocografico è regolare.
  • La sierologia materna (per HIV, epatite ) deve essere negativa.
  • La gravidanza deve essere a termine ( dalla 37esima settimana alla 41esima settimana).
  • Non ci sono infezioni cutanee o febbre.

Come si può capire allora per poter provare a partorie in acqua ci devono essere delle caratteristiche di base.

L’ostetrica e il medico devono essere d’accordo sulla decisione di questa modalità di parto e devono essere correttamente formati all’assistenza in questa modalità di parto.

Dove partorire in acqua a Verona

Il parto in acqua a Verona è attualmente disponibile in queste strutture:

  • Ospedale di Negrar
  • Ospedale di San Bonifacio
  • Ospedale di Peschiera
  • Ospedale di Villafranca

Ricordati sempre di metterti in contatto con l’ospedale in anticipo per valutare e verificare se è realmente disponibile la vasca per il parto in acqua!

A presto!

Cos’è la Depressione Post Partum e come gestirla

Che cos’è la depressione post partum? E il Baby blues? Tutte le donne possono esserne colpite?

In questo articolo ne parleremo insieme.

Parlare fa bene!

Come prima cosa è importante ricordare che è sempre utile parlarne e chiedere aiuto.

Con chi puoi parlarne?

Con l’ostetrica nella visita post partum una volta tornate a casa, ad una psicologa, al medico di medicina generale. Tutti i professionisti della salute saranno in grado di darvi aiuto o di indirizzarvi a professionisti più competenti.

Il momento della nascita di un figlio rappresenta sicuramente un momento di gioia pura e di felicità ma può portare con sé tante paure, domandeansie e preoccupazioni.

Che cos’è il Baby Blues?

Il Baby blues è il disturbo più comune che si può osservare nel periodo post parto.

Ha una prevalenza abbastanza alta perchè può colpire il 30-75% delle donne che hanno appena partorito.

Il nemico principale nei primissimi giorni è la stanchezza e la mancanza di sonno.

I ritmi della donna da dopo il parto cambiano e l’accudimento del nuovo nato richiede quasi tutte le sue energie portando ad una stanchezza elevata.

Quali sono i sintomi del Baby Blues?

Questa stanchezza insieme agli sbalzi ormonali, dovuti al parto e all’inizio dell’allattamento, può sfociare in:

  • tristezza
  • pianto improvvisi
  • irrequietezza
  • irritabilità
  • insonnia
  • disturbi dell’appetito

Questi sintomi possono manifestarsi entro pochi giorni dal parto e di solito scompaiono entro le prime due settimane dopo la nascita del bambino.

Il sostegno dei papà

Il nucleo familiare, rappresentato in primis dal papà, ha il compito di “vigilare” sulla nuova diade mamma/bambino che è nata e di rassicurare, in caso di presenza di sintomi da Baby Blues, la compagna sostenendola ed aiutandola.

L’aiuto può essere nelle piccole cose: aiutandola a cambiare il bambino, accudire il bambino finchè lei fa un riposino o mangia, preparare i pranzi e le cene, occuparsi al posto suo delle faccende di casa e delle commissioni, così che lei possa occuparsi sia del neonato sia di sé stessa anche solo prendendosi un momento per una bella doccia calda, “cambiare aria” uscendo tutti insieme a fare una passeggiata.

Cos’è la depressione post parto, invece?

La DPP (depressione post partum) è un disturbo che rispetto al baby blues ha un’incidenza minore: colpisce circa il 10-15% delle donne nel periodo dopo il parto.

In alcune donne il baby blues continua nel tempo e si aggrava a livello di sintomi, mentre in altre donne che dopo il parto hanno avuto un periodo di relativo benessere può manifestarsi con una graduale insorgenza depressiva.

Nella depressione post partum il contenuto dei pensieri è fisso sul parto e sul neonato.

L’esito di questo disturbo non è solo sulla madre ma ha conseguenze sia sul neonato sia sull’intera famiglia.

Sintomi della Depressione Post Partum

La DPP è caratterizzata da:

  • voglia di piangere
  • scoraggimento
  • emozioni altalenanti
  • sensi di colpa
  • perdita di appetito
  • disturdi del sonno
  • sentimento di inadeguatezza
  • incapacità di gestire il neonato
  • idee suicidarie
  • ridotta concentrazione e memoria
  • irritabilità e fatica

Le mamme si possono percepire come “cattive madri”, che non sanno accudire il loro bambino e che non gli stanno dando abbastanza amore.

Il parto, nella maggior parte delle donne colpite, è l’evento stressante che da l’avvio alla comparsa dei sintomi.

La maggior parte dei casi si risolvono in pochi mesi, ma serve sempre l’aiuto di un professionista specializzato (psicologo psicoterapeuta che potrà valutare anche l’intervento di altri professionisti).

Chiedere aiuto

Anche in questo caso è il nucleo familiare (papà, nonni, sorelle,…) a notare per primo il cambiamento della neo-mamma e a poter chiedere aiuto anche direttamente ad un’ostetrica, la quale può venire a domicilio e possa fare da “ponte” in caso di necessità di intervento di altri professionisti.

Non abbiate paura e non rimanete da sole!

Paracapezzoli e altri ausili per l’allattamento

A cosa servono i paracapezzoli durante l’allattamento? E le coppette d’argento? È sempre necessario comprare le coppette assorbilatte? E il tiralatte?

In questo articolo del blog faremo un po’ di chiarezza su alcuni strumenti e ausili che si trovano in commercio per il periodo dell’allattamento.

Innanzitutto è bene specificare che per qualsiasi problema/dubbio riguardo l’allattamento al seno è consigliabile rivolgersi ad un professionista esperto in allattamento.

Coppette Assorbilatte

Le coppette assorbilatte sono dei “dischi” assorbenti che possono essere posizionati sotto al reggiseno durante il periodo dell’allattamento che hanno lo scopo di “assorbire” il latte che spontaneamente potrebbe uscire dal capezzolo.

Il nostro consiglio da ostetriche è quello di non usare queste coppette in maniera eccessiva, per evitare che il seno rimanga sempre in un ambiente umido e favorisca il proliferare di alcuni batteri.

Possono essere utili quando si esce di casa per non sentirsi a disagio qualora ci si dovesse bagnare la maglietta di latte, ma il nostro consiglio è quello di sostituirle con dei classici fazzoletti di cotone, che sono molto più traspiranti. 

Un’alternativa è quella di acquistare – anche per un minor impatto ambientale – le coppette riutilizzabili , che si possono utilizzare più volte lavandole semplicemente in lavatrice.

Coppette in Argento

Le coppette in argento, invece, sono dei piccoli dischi rigidi copricapezzolo che hanno lo scopo di aiutare la cicatrizzazione del capezzolo in caso di ragadi.

Secondo la nostra esperienza, non sempre le coppette d’argento fanno il loro dovere di cicatrizzazione, in quanto nella coppetta si deposita spesso qualche goccia di latte e l’ambiente umido che si crea non permette la cicatrizzazione ma anzi aumenta il rischio che i batteri proliferino.

In caso di ragadi è bene controllare sempre la posizione in cui il neonato succhia al seno, magari insieme ad un’operatore esperto.

Assieme a questo, l’utilizzo di una buona crema e il tenere il “seno all’aria” il più possibile aiutano la cicatrizzazione molto più velocemente.

Paracapezzoli: servono sempre? È sempre necessario comprarli prima del parto?

La nostra risposta è no.

I paracapezzoli, come dice la parola stessa, è un ausilio in silicone che copre il capezzolo e ne imita la protrusione.

Non serve necessariamente comprarlo prima del parto, perché non tutte le donne ne hanno bisogno.

Se una donna ha un seno con un capezzolo regolare (cioè che fuoriesce bene), molto probabilmente non ne avrà bisogno.

Se invece una donna presenta dei capezzoli piatti o addirittura introflessi potrebbe essere necessario l’utilizzo dei paracapezzoli in allattamento. 

Anche in questo caso è consigliabile, già durante la gravidanza, far valutare il seno ad un professionista che si occupa di allattamento per lavorare già prima del parto sulla protrusione del capezzolo.

Anche la scelta del tipo di paracapezzolo da utilizzare va valutato insieme ad un operatore.

Ne esistono di diverse misure, taglie, forma e materiale e non è detto che a tutte le mamme vada bene un tipo rispetto ad un’altro.

Tiralatte

Di tiralatte ne esistono di due tipologie in commercio: manuale o elettronico.

È uno strumento che in entrambe le tipologie ha lo scopo di far fuoriuscire il latte dal seno e raccoglierlo in un apposito contenitore.

Serve comprare il tiralatte prima del parto?

No!

Anche l’uso del tiralatte è indicato in alcune situazioni ed in altre invece è sconsigliato.

Come fare a decidere?

Ogni caso è a sé ed il nostro consiglio è quello di rivolgersi ad un professionista esperto in allattamento per valutarne la necessità o meno.

Per concludere

Prima del parto, quindi, consigliamo di non comprare nulla di ausiliario per l’allattamento al seno (a meno che non vi venga regalato o tramandato), perché non è detto che questi strumenti servano a tutte le donne in maniera indifferenziata.

Ricordate:

Ogni allattamento è a sé.

Ogni coppia mamma/bambino è a sé.

Ogni seno ed ogni capezzolo è a sé.

La strada migliore è rivolgersi all’ostetrica ed essere accompagnata alla scoperta di sé.

Cosa mettere nella valigia prima di andare a partorire

Cosa bisogna mettere nella borsa o nella valigia che porterò in ospedale al momento del parto?

Ogni Reparto di Maternità di ogni Ospedale ha una propria lista nascita dove viene consigliato che cosa portare per sé e per il bambino.

Quindi il nostro primo consiglio è sempre quello di passare presso la struttura scelta oppure guardare sul loro sito internet per informarsi adeguatamente.

Nonostante qualche differenza che può esserci tra una struttura e l’altra, in questo articolo vi parleremo delle cose che generalmente nelle liste nascita sono sempre consigliate in tutte le Maternità.

Cosa è utile mettere in valigia per la mamma

  • VESTITI COMODI per il travaglio e per il parto. La comodità è fondamentale per sentirsi libere nel movimento, nel riposo, nell’andare in bagno.
  • CAMICIA DA NOTTE / PIGIAMA CON BOTTONI DAVANTI per la degenza. Avere i bottoni davanti è comodo per allattare.
  • UN PAIO DI CIABATTE in gomma (tipo quelle da piscina). Comode per fare la doccia.
  • NECESSARIO PER IL BAGNO (dentifricio, spazzolino, detergente intimo, bagnodoccia, spazzola, ecc).
  • ASSORBENTI da post-parto per i primissimi giorni; poi quelli da notte normali. Le perdite saranno più abbondanti la prima settimana e poi si ridurranno con il passare dei giorni. Si possono avere perdite per i primi 30 giorni.
  • SLIP DI COTONE COMODI oppure SLIP DI RETE USA E GETTA (per i giorni di degenza in ospedale).
  • Per il travaglio portare qualcosa DA BERE (acqua/tè) e DA MANGIARE (qualcosa di veloce ed energetico).
  • Sempre per il travaglio, se si desidera, si può portare OLIO PER MASSAGGI, MUSICA, OLII ESSENZIALI PER AROMATERAPIA.

Per la futura mamma la parola chiave è comodità: in ospedale servono poche cose, ma che siano comode e funzionali per voi.

Una cosa importante da non dimenticare

Sono i DOCUMENTI E LA CARTELLINA DELLA GRAVIDANZA con ecografie, esami, ecc.

Cosa è utile mettere in valigia per il vostro bambino

Vediamo ora insieme cosa mettere in valigia per l’arrivo del vostro bimbo.

  • In moltissime liste nascita viene consigliato di preparare dei sacchettini (4 o 5) con all’interno dei CAMBI COMPLETI composti da:
    • 1 body,
    • 1 tutina
    • 1 paio di calzini
    • Cappellino
  • I sacchettini così composti risultano essere molto comodi quando viene fatto il bagnetto e si fa un cambio completo.
  • PANNOLINI (taglia 1, un pacchettino è sufficiente). A volte in alcune maternità tutto quello che serve per il cambio del pannolino viene messo a disposizione dal reparto stesso. Se questo non accade occorre portarli da casa.
  • DETERGENTE PER NEONATI: stesso discorso dei pannolini. A volte viene messo già a disposizione sui fasciatoi, mentre in alcuni reparti non è presente.
  • COPERTINA, per tenere al caldo il bambino.
  • La tipologia di body e delle tutine va scelto in base alla stagione:
    • body a manica corta in estate e manica lunga nelle altre stagioni
    • tutine in cotone se è estate e via via più pesante in base alla stagione.

Il bambino in stanza con la sua mamma

Durante il periodo di degenza è in uso tutt’oggi nella maggior parte degli ospedali il ROOMING IN : questo prevede che i neonati stiano 24 ore su 24 insieme alla mamma in stanza.

La zona che una volta era adibita a nido ora viene utilizzata come punto d’appoggio per l’allattamento, per le visite del neonato con il pediatra e come punto di riferimento in cui chiedere informazioni in caso di necessità per il neonato.

Ricordiamo che ogni Maternità di ogni Ospedale ha la proprio lista nascita quindi il nostro consiglio è sempre quello di visitare la struttura dove si è scelto di partorire (durante gli open day o prenotando una visita) e di richiedere la lista nascita direttamente in sede.

E quando sarà ora di tornare a casa?

Ricordiamo infine che per l’uscita dall’ospedale è necessario trasportare i neonati su supporti omologati (carrozzina o direttamente sull’ovetto) e che l’ovetto per il trasporto in auto deve essere anch’esso omologato, agganciato in maniera corretta e fornito di dispositivo anti-abbandono (integrato all’ovatto o con dispositivo a parte già in commercio).

A presto!

Valeria e Beatrice

 

Cos’è la mastite e come prevenirla

Il tema dell’allattamento al seno porta con sé moltissime dicerie e falsi miti che a volte possono confondere le future mamme.

L’allattamento al seno, come per il travaglio e il parto, è una delle fasi della vita della donna che è unica per ognuna e non comparabile con esperienze altrui.

In vari articoli del nostro blog parliamo di allattamento, ma nell’articolo di oggi vogliamo soffermarci su un argomento a volte molto confuso: la mastite.

Che cos’è? Perché si manifesta? Come si manifesta? Come posso curarla? Come posso evitarla?

Proviamo a rispondere insieme a queste domande.

Per prima cosa, e lo ripeteremo molto spesso, se avete dubbi o domande sul vostro allattamento al seno è consigliabile farsi seguire da una figura sanitaria competente come un’ostetrica.

Ogni donna e ogni bambino sono casi unici e possono avere problemi diversi rispetto ad altri. Quindi le soluzioni che vanno bene per una donna/bambino, non è detto che vadano bene per un’altra.

Che cos’è la mastite?

Fatta questa piccola premessa possiamo dire che la mastite è un’infiammazione della ghiandola mammaria.

Ne esistono di diversi tipi e gradi. Possono essere acute o croniche.

La forma di mastite più comune è appunto quella forma di infiammazione della ghiandola mammaria che si manifesta in allattamento e questo tipo viene chiamata “mastite puerperale”.

La mastite può manifestarsi anche al di fuori del periodo dell’allattamento al seno, in diverse fasi della vita della donna. In questo caso viene chiamata “mastite non puerperale”.

Due forme di mastiti transitorie invece, causate da un eccesso di estrogeni, sono la “mastite del neonato” e la “mastite della pubertà”.

Comunemente quando si parla di mastite il più delle volte si fa riferimento all’infiammazione della ghiandola mammaria durante l’allattamento al seno (quella che abbiamo chiamato mastite puerperale).

In questo articolo usando solo il termine mastite intenderemo questo tipo in particolare.

Perché si manifesta la mastite durante l’allattamento?

Solitamente la manifestazione della mastite può avvenire nei primi tre mesi di allattamento e solo raramente si presenta più avanti. La mastite interessa i seni in modo monolaterale, cioè una mammella per volta.

La causa dell’infiammazione è da ricondurre alla presenza di batteri che, entrando nei dotti galattofori presenti nel seno, favoriscono la proliferazione e la successiva infiammazione della ghiandola.

La presenza e la proliferazione di batteri è favorita da alcuni fattori:

  • scarsa igiene locale: una pulizia del seno quotidiana è sufficiente;
  • dilatazione dei dotti galattofori: situazione inevitabile in allattamento;
  • presenza di piccole lesioni nella zona del capezzolo: le ferite, anche quelle piccole, se non vengono curate subito possono essere veicolo per i batteri non essendo il seno e la bocca del bambino sterili ma abitate da batteri quotidianamente;
  • presenza dell’ingorgo mammario: un ristagno di latte nel seno, che è terreno molto fertile per la crescita di batteri.

Come si manifesta?

La mastite può comparire improvvisamente, anche se alcune condizioni come abbiamo visto la favoriscono.

I sintomi che si manifestano sono principalmente:

  • rossore della mammella;
  • calore e dolore al tatto quando si tocca la mammella;
  • malessere generale (simile ai sintomi influenzali);
  • bruciore e/o dolore continuo durante la poppata, che non si attenua finché il bimbo succhia al seno;
  • febbre (dai 38° in su).

Come si cura la mastite?

Dopo una diagnosi da parte del medico, il trattamento per la cura della mastite prevede l’assunzione di antibiotici, per eliminare la carica batterica che è proliferata, e l’assunzione di anti-infiammatori, per ridurre il dolore.

Ripetiamo che in caso di dubbio di mastite è bene rivolgersi all’ostetrica, che in collaborazione con il medico di base che farà la diagnosi e prescriverà la cura, seguirà la donna per tutto il processo di guarigione.

Ogni cura deve essere prescritta da un medico. Il “fai da te” non è consigliabile.

Si può allattare con la mastite?

Certo! È fondamentale sapere che si può continuare ad allattare, anche se si presenta la mastite.

Farsi seguire da un’ostetrica aiuta in questo in quanto, il dolore, la mancanza di forza, e la stanchezza possono comprensibilmente mettere a dura prova il proseguimento dell’allattamento al seno e le neo-mamme devono essere aiutate e sostenute.

Come si previene la mastite?

La mastite si può prevenire.

È un’infiammazione dovuta a dei batteri, per questo si possono mettere in atto delle accortezze per cercare di evitarla.

Per prevenire l’insorgenza della mastite è consigliabile:

  • che il neonato sia attaccato correttamente al seno durante la poppata: questo evita lesioni come ragadi al capezzolo e irritazione di tutta la zona circostante;
  • che i seni vengano offerti al neonato in maniera alternata: ad una poppata uno e all’altra poppapa l’altro;
  • che durante la poppata i seni vengano svuotati completamente, per evitare l’ingorgo e il ristagno di latte nel seno;
  • un’igiene quotidiana del seno: non bisogna lavare il seno in maniera maniacale, ma è sufficiente una detersione quotidiana se la pelle è integra.

In generale è sempre consigliabile in caso di dubbi/problemi durante l’allattamento di rivolgersi a un professionista sanitario competente come l’ostetrica.

Per dubbi o domande contattaci e prenota una consulenza sull’allattamento.

A presto!

Cos’è il parto naturale e quando farlo

Parto naturale? Taglio cesareo? Ventosa ostetrica? Parto in acqua?

Quanti e quali tipi di “parto” esistono?

Ma soprattutto quando è possibile fare un parto naturale?

Tipologie di parto

Innanzitutto iniziamo facendo una classificazione in base al tipo di parto:

  • esiste il parto Naturale o detto anche Vaginale
  • ed esiste il parto tramite Taglio Cesareo.

Durante il parto vaginale il neonato nasce attraverso il passaggio nel canale da parto della mamma: dall’utero in cui il neonato si è formato ed è cresciuto per nove mesi scende fino a presentarsi con la testa all’introito vaginale per poi uscire prima con la testa e poi con il resto del corpo.

Il taglio cesareo invece è una modalità di parto operativo ossia attraverso un’operazione chirurgica il neonato nasce attraverso un piccolo taglio sull’addome materno.

Prossimamente parleremo anche di taglio cesareo ma in questo articolo ci concentreremo su cos’è il parto vaginale e quando è possibile farlo.

Il parto naturale

Il parto vaginale è la modalità più fisiologica e naturale per la nascita del neonato.

Il corpo materno è progettato per accogliere all’interno del proprio utero una nuova vita, che si forma e cresce per nove mesi.

Per essere più chiare e semplici nella spiegazione non utilizzeremo dettagli e termini tecnici medici del parto. Pronte?

Al termine dei nove mesi di gravidanza il neonato e la madre si preparano alla nascita e la via più naturale e fisiologica, che la natura ha progettato per noi, è attraverso il canale del parto e la vagina.

La parte finale dell’utero, chiamata cervice o collo dell’utero, grazie alla contrazioni che caratterizzano il travaglio di parto, si apre fino a dilatarsi di 10 cm per permettere al neonato di scendere nella pelvi materna.

Centimetro dopo centimetro in neonato attraversa il bacino e tutta la parte ossea della madre fino ad arrivare all’ultima parte del canale del parto rappresentata dalla vagina.

L’introito vaginale è quindi la porta d’uscita del vostro bambino verso il mondo.

Quando è possibile avere un parto naturale?

Teoricamente, ogni qualvolta ci sia una gravidanza fisiologica.

Cioè quando la gravidanza si presenta e prosegue per i nove mesi senza particolari problemi medici, sia materni che fetali, può essere considerata fisiologica e quindi è possibile, anzi consigliabile, un parto di tipo vaginale.

Quando una gravidanza può essere considerata fisiologica?

Le condizioni di fisiologia che vengono considerate sono: 

  • benessere materno e fetale
  • esami nella norma
  • pressione nella norma
  • glicemia nella norma
  • ecografie nella norma
  • crescita fetale in linea con le curve di accrescimento
  • posizione corretta del neonato a termine di gravidanza

Con queste condizioni ottimali, il parto naturale per via vaginale è consigliabile e preferibile.

Si chiama naturale, infatti, essendo la “via” che la natura ha progettato per la nascita dei neonati.

La posizione del neonato influisce sul parto naturale?

Si, infatti viene anche presa in considerazione la posizione del neonato nell’utero.

  • Se il neonato si presenta di testa (detta anche posizione cefalica) il parto naturale è consigliato e preferibile.
  • Se il neonato si presenta seduto e quindi con il culetto in basso (detta anche posizione podalica) e anche dopo vari tentativi (come moxa, virate o rivolgimento per manovre esterne) rimane in questa posizione, in molti ospedale ad oggi viene programmato un taglio cesareo.

Come avviene il parto naturale

Quando il neonato e la madre (corpo e mente) sono pronti per la nascita tutto si prepara ed iniziano i cambiamenti (contrazioni, rottura delle membrane, dilatazione, discesa del neonato) che caratterizzano il travaglio da parto che porteranno al parto vero e proprio.

Esistono poi diverse modalità in cui può avvenire il parto per via vaginale.

Parto in acqua

È possibile, nelle strutture attrezzate, partorire il proprio bambino in acqua: esistono delle vasche adatte al parto che vengono riempite con acqua calda in cui la mamma si immerge (sia durante le ore del travaglio e/o per la parte finale del parto) e fa nascere in proprio bambino.

Posizioni libere

Un’altra modalità di parto vaginale è quella attraverso le Posizioni Libere.

Dobbiamo specificare che l’utilizzo delle posizioni libere è sempre stato utilizzato fin dai tempi più antichi.

Solamente con l’avvento della medicalizzazione il parto oltre che essersi spostato da casa all’ospedale, avveniva in posizione litotomica o ginecologica (cioè sdraiate sul lettino con le gambe flesse). 

Ad oggi però molti ospedali stanno tornando ad una naturalità del parto e quindi le posizioni libere vengono preferite in sala parto. 

Le posizioni libere più utilizzate sono: la posizione accovacciata, la posizione sdraiata sul fianco, la posizione a carponi (a 4 zampe), la posizione semi-accovacciata.

In ogni caso la mamma può mettersi nella posizione che preferisce e in cui si sente meglio.

Parto con ventosa ostetrica

L’ultima modalità di parto vaginale di cui parleremo è il parto con ventosa ostetrica.

Questo tipo di parto è per via vaginale ma è considerato non più naturale/fisiologico, ma bensì viene considerato parto operativo.

Questo significa che viene messa in atto una manovra/intervento per far nascere il bambino.

Questa manovra/intervento è rappresentato dalla ventosa ostetrica: una piccola coppetta di silicone che viene fatta aderire creando un sottovuoto alla testa del neonato che servirà insieme alle spinte materne durante la contrazione a far scendere il neonato fino all’introito vaginale.

Ci sono molti motivi medico-ostetrici per cui la ventosa viene utilizzata, quindi è consigliabile confrontarsi direttamente con il ginecologo e l’ostetrica che seguono il parto.

Ogni mamma e ogni parto sono unici

È molto importate ricordare che ogni mamma, ogni bambino, ogni gravidanza, ogni travaglio, ogni parto è a sé e non si possono confrontare gli uni con gli altri.

In questo articolo abbiamo capito insieme cos’è e quando è possibile fare un parto vaginale ma il tutto va riportato alle varie situazioni che poi in sala parto si possono presentare.

Un caro abbraccio da Valeria e Beatrice

Test di gravidanza: cos’è e come si fa

Sono incinta?

Come posso esserne sicura al 100%?

La risposta è presto detta: eseguendo un test di gravidanza!

Il test di gravidanza è un argomento molto ricercato e molto dibattuto tra le donne, soprattutto quando ci si trova alla prima possibile gravidanza.

Nell’articolo di oggi parleremo proprio del test di gravidanza: quali sono i diversi tipi di test esistenti, come sono fatti e come si eseguono.

Cosa misura il test di gravidanza?

Il fattore principale che accomuna tutti i test di gravidanza è che cosa va ad “analizzare”: il test di gravidanza ha una “sensibilità” che è in grado di rilevare la presenza o meno del Beta HCG (Gonadotropina corionica umana), che altro non è che l’ormone della gravidanza.

Quali tipi di test di gravidanza esistono?

Ne esistono principalmente due tipologie, che ora vedremo.

1) Test di gravidanza da eseguire sulle urine

È il classico stick (bastoncino) che si può acquistare in farmacia, nelle sanitarie, al supermercato o nei distributori automatici.

Ne esistono di diverse marche, prezzo e modalità di lettura del risultato.

Il prezzo di questo test di gravidanza varia dai 6/7 Euro fino ai 16/17 Euro.

Per alcuni la modalità di lettura è in “lineette”: cioè una linea significa esito negativo e due linee significa esito positivo.

Altri, invece, visualizzano già sul display dello stick le settimane di gravidanza in caso di positività oppure può risultare la scritta “non incinta”.

Come si fa il test di gravidanza con lo stick?

Indipendentemente da marca, prezzo e modalità del risultato il test si effettua in modo uguale. 

Una volta aperta la confezione e scoperta la parte dello stick “assorbente”, è sufficiente far cadere un po’ di flusso di urina sulla parte assorbente per poi ricoprirla con il tappo in dotazione. 

In media basterà attendere circa 5 minuti per avere il risultato.

2) Test di gravidanza sul sangue

Il Beta HCG può essere rilevato o meno attraverso un prelievo del sangue.

Questo prelievo si può eseguire in ospedale con impegnativa del medico curante oppure presso laboratori privati con o senza impegnativa del medico.

Il risultato (pronto in uno o massimo due giorni) può essere negativo (cioè non viene rilevato l’ormone della gravidanza) oppure positivo (cioè viene rilevato e calcolato la quantità dell’ormone della gravidanza presente).

Quali sono le differenze tra i due tipi di test?

Il test sulle urine può risultare come un falso negativo: cioè può accadere che la donna sia in gravidanza, ma il test non lo rileva. 

Questo può accadere perché la presenza di Beta HCG impiega più giorni ad essere presente nelle urine rispetto invece al test sul sangue che calcolando in numero la presenza o meno dell’ormone lo rileva già dopo un sospetto di ritardo.

Un’altra differenza sta appunto nel dosaggio del Beta HCG: il test sulle urine dice solo se è positivo o negativo (fatto salvo per quelli più innovativi che indicano le “settimane” di gravidanza anche se è sempre un range e mai una settimana di gravidanza esatta).

Invece il test sul sangue indica il dosaggio dell’ormone della gravidanza (ogni laboratorio nella propria unità di misura) e quindi si ha un riferimento un po’ più chiaro delle settimane di gravidanza, prendendo come riferimento la data dell’ultima mestruazione.

Quale test di gravidanza conviene fare?

Il test sulle urine è sicuramente quello più facilmente reperibile, anche di notte per esempio nei distributori delle farmacie, nel caso un ritardo del ciclo ci spinga a provare il test per sapere l’esito.

In linea di massima però il consiglio dei professionisti è sempre quello di fare entrambi i test di gravidanza: dopo quello sulle urine è sempre consigliabile fare un’esame del sangue per conferma e per dosare correttamente l’ormone Beta HCG.

Quante volte fare il test di gravidanza?

A volte i professionisti (ginecologo o ostetrica) consigliano di ripetere una seconda volta il test di gravidanza sul sangue, a distanza di una decina di giorni dal primo prelievo, per avere la conferma che l’ormone aumenti rispetto al primo dosaggio.

L’aumento del dosaggio di Beta HCG nel secondo prelievo è un buon segno per l’avvio della gravidanza; sullo stick delle urine, invece, non è possibile notare questo aumento.

Come aumenta il Beta HCG?

Questo ormone, in caso positivo di gravidanza, ha un’aumento molto veloce nelle prime settimane di gravidanza.

Aumenta del doppio o anche del triplo di settimana in settimana.

Un rallentamento della crescita di questo ormone, invece, va tenuto sotto controllo dai professionisti (ginecologo o ostetrica).

Con l’ecografia nelle primissime settimane purtroppo non è possibile vedere già la crescita fetale (si parla di dimensioni vicine a pochi millimetri!) quindi il dosaggio sul sangue del Beta HCG è il primissimo dato che può confermare l’inizio e il buon avvio di una gravidanza.

Altre domande?

Se hai dei dubbi o altre domande in merito al test di gravidanza, gli ormoni Beta HCG o altro non esitare a scriverci o a contattarci: saremo felici di poterti aiutare!

Dieta in gravidanza: i cibi da evitare

Ciao a tutte e benvenute in questo nuovo articolo del nostro blog dove parleremo della dieta da seguire in gravidanza ma soprattutto dei cibi da evitare in gravidanza.

L’alimentazione è uno degli aspetti più importanti, insieme a un buon stile di vita e al movimento, per una vita sana.

L’alimentazione rappresenta quindi una parte fondamentale per le donne in età fertile che ricercano una gravidanza (unitamente all’assunzione di acido folico) e anche per le donne che invece una gravidanza l’hanno già iniziata.

Si parla sempre di “dieta” in gravidanza ma non è propriamente corretto: sarebbe molto meglio parlare di “corretta alimentazione”.

L’aumento di peso in gravidanza

Parliamo per primo dell’aumento di peso (kg) in gravidanza.

Le donne in gravidanza in base al loro peso di partenza pre-gravidico (unito all’altezza) seguendo una corretta alimentazione possono tenere sotto controllo i kg presi e rimanere nei range di aumento consigliati.

È superato anche il falso mito del “dover mangiare per due” in gravidanza.

L’importante è mangiare in maniera sana e il più completa possibile dei nutrienti che servono sia alla mamma sia al bambino avendo cura di avere determinate accortezze solamente su alcuni cibi che tra poco vedremo.

Vediamo ora quali sono i cibi da preferire, quelli da limitare e quelli da evitare in gravidanza. Se vuoi ricevere la tabella completa pratica da tenere sul tuo smartphone, iscriviti alla nostra newsletter e ricevila gratis!

Alimenti da preferire in gravidanza

Vediamo prima quali alimenti preferire:

  • Alimenti freschi
  • Carni magre e ben cotte
  • Formaggi magri come mozzarella, robiola, ricotta
  • Latte e yogurt, preferibilmente magri
  • Pesce (cotto al cartoccio, al vapore o in umido) come per esempio sogliola, merluzzo, orata, nasello
  • Frutta e verdura fresca di stagione, ben lavata, da consumare tutti i giorni.

Alimenti da limitare in gravidanza

I cibi e le bevande da assumere limitatamente sono:

  • Caffè e tè
  • Sale, meglio se iodato
  • Zuccheri (da evitare quelli raffinati per preferire quelli complessi come pane, pasta, riso)
  • Uova: massimo un paio a settimana e sempre ben cotte
  • Grassi (soprattutto quelli usati per cucinare come il burro, la margarina, ecc…)

Alimenti da evitare in gravidanza

Infine vediamo insieme una lista di alimenti che è preferibile evitare soprattutto perché possono essere veicolo di alcuni agenti patogeni come per esempio il Toxoplasma gondii (devono fare molta attenzione le donne che sono negative al toxo-test), la Listeria monocystogenes e la Salmonella.

  • Attenzione alle uova poco cotte! Attenzione anche a quelle presenti nella maionese fatta in casa o nelle creme delle torte farcite soprattutto se fatte in casa.
  • Evitare i formaggi molli e semimolli con croste o muffe (brie, gonrgonzola, ecc…).
  • Attenzione al latte crudo (acquistato dai distributori) e al latte crudo di capra: vanno consumati previa bollitura.
  • Evitare le carni crude macinate, il carpaccio e le carni affumicate per donne negative al toxo-test.
  • Attenzione alle carni in scatola consumare subito dopo l’apertura; evitarne comunque la conservazione.
  • Evitare i salami freschi o poco stagionati (soprattutto se di produzioni familiari) per donne negative al toxo-test.
  • Evitare il pesce crudo perché può essere presente Listeria monocystigenes.
  • Evitare il pesce spada e gli squaloidi.
  • Attenzione ai molluschi, le ostriche e i crostacei: consumarli solo se cotti.
  • Attenzione alle verdure in busta: consumare solo dopo accurato lavaggio.
  • Evitare l’insalata già pronta al bar o in gastronomia.

Quanto riportato è un riassunto dei cibi a cui porre attenzione e i cibi invece da evitare durante in periodo della gravidanza.

Per la lista completa dei cibi che invece si possono mangiare vi invitiamo ad iscrivervi alla nostra newsletter per scaricare la “Guida all’alimentazione in gravidanza” dove troverete moltissimi consigli e un manuale pratico da avere sempre a portata di mano assieme a una tabella riassuntiva dei cibi consigliati e quelli da evitare.

Per qualsiasi altra domanda in merito contattateci!

Fonte: Ministero della Salute

Nota bene: le informazioni riportate in questo articolo non sostituiscono in alcun modo i consigli, il parere, la visita, la prescrizione del medico o di un professionista in materia di gravidanza.

Allattamento: un aiuto per le neo mamme

Allattare è così semplice come dicono? Le tanto temute ragadi o la temuta mastite sono problemi che colpiscono sempre la donna che allatta al seno? Quante poppate in un giorno? Di notte si allatta? 

Partiamo da alcune premesse generali.

Il Codice Deontologico dell’ostetrica dice che “l’ostetrica/o favorisce l’attaccamento precoce madre/padre e bambino, promuove l’allattamento al seno e supporta il ruolo genitoriale”.

L’allattamento al seno è antico quanto il mondo stesso. In tutte le epoche le donne allattavano al seno i loro bambini e nei casi dove questo non fosse stato possibile esistevano le cosiddette “balie o nutrici” che provvedevano ad allattare anche figli di altre madri.

Ogni donna sa cosa è meglio per il proprio bambino e tutte le donne devono avere la possibilità di allattare il proprio bambino sempre sostenute e aiutate in caso di problematiche che possono presentarsi.

Il corpo materno è programmato e si prepara già in gravidanza all’allattamento: già attorno alla 16esima settimana il seno inizia a prepararsi, fino ad arrivare alle ultime settimane di gravidanza dove è già possibile che qualche goccia di colostro fuoriesca dai capezzoli.

Benefici dell’allattamento al seno per il neonato

Vediamo insieme qui di seguito i benefici dell’allattamento al seno per il bambino:

  • il latte materno al suo interno è composto da tutte le sostanze nutritive che servono al neonato per una buona crescita
  • il colostro (sostanza presente i primissimi giorni dalla nascita che poi si trasformerà in latte) è importantissimo e ricchissimo di fattori protettivi (anticorpi) che proteggono il neonato dalle prime infezioni e lo salvaguardano nella salute futura
  • il latte materno cambia in base alle esigenze del neonato: il neonato attaccandosi al seno a richiesta e senza limitazioni di orari e tempi sarà in grado, dando degli input ormonali al cervello, di modulare sia la quantità prodotta sia la differente composizione del latte in base alla sua crescita nei primi mesi di vita. Per questo il latte materno è unico e perfetto per il neonato, in termini di quantità e qualità.
  • il latte materno è facilmente digeribile per il neonato grazie alla sua composizione
  • il latte materno protegge dalle infezioni e previene alcune malattie e allergie
  • il latte materno promuove una buona crescita sia fisica che psicologica, favorendo il contatto con la madre.

Benefici dell’allattamento al seno per la mamma

Vediamo invece quali sono i vantaggi per le mamme: 

  • vantaggio pratico ed economico: il latte materno, infatti, non costa nulla ed è sempre a disposizione in giuste quantità e temperatura
  • per la mamma l’allattamento al seno è protettivo nei confronti delle emorragie post-partum e aiuta l’utero a tornare alla sue dimensioni pre- gravidanza riducendo sempre di più il sanguinamento, grazie alle contrazioni che avvengono durante la suzione del neonato
  • nel dopo parto l’allattamento al seno, richiedendo un lavoro fisico, aiuta a perdere i kg della gravidanza più velocemente.

Non sempre è facile allattare

Dopo tutto quello che abbiamo appena raccontato può sembrare che l’allattamento sia un percorso naturale, facile e istintivo.

Per alcune mamme sicuramente è così ma nella nostra esperienza di ostetriche abbiamo notato che nella maggior parte dei casi per un buon avvio e un buon proseguimento dell’allattamento al seno le mamme hanno bisogno di essere sostenute.

Sostenere le mamme per noi ostetriche significa molto.

Problemi dell’allattamento: dalle ragadi ai capezzoli alla mastite

Durate una consulenza sull’allattamento le problematiche che si presentano più frequentemente sono:

  • RAGADI (con sanguinamento o meno)
  • DOLORE AL SENO ( localizzato solo in alcuni punti o su tutto il seno)
  • DOLORE AL CAPEZZOLO
  • INGORGHI / MASTITE nei casi più avanzati
  • NEONATI CHE HANNO SEMPRE FAME (NON SEMBRANO MAI SAZI)
  • NEONATI CHE PIANGONO AL SENO

Queste problematiche e molte altre possono essere risolte o migliorate con una consulenza sull’allattamento sempre rivolgendosi a professionisti preparati e competenti.

Dalla nostra esperienza le neo-mamme escono dai giorni passati in ospedale con mille domande in testa e appena tornano a casa (giorni in cui di solito arriva la montata lattea) possono andare in confusione e quello di cui hanno bisogno è la visita di una professionista che le sostenga e le aiuti nelle possibili difficoltà iniziali. 

Domande sull’allattamento

Ma durante una consulenza sull’allattamento non si parla solamente di problematiche ma anche di domande o curiosità che la mamma può avere:

  • SULL’IGIENE DEL SENO
  • SULL’ATTACCAMENTO DEL NEONATO AL SENO
  • SU ORARI/FREQUENZA TRA UNA POPPATA E L’ALTRA
  • RUTTINO SI O NO?
  • SULLA SPREMITURA MANUALE
  • SU VARI DISPOSITIVI (cuscino per l’allattamento, tiralatte, siringhe, cucchiaini, paracapezzoli)
  • SULLE VARIE POSIZIONI CHE SI POSSONO ADOTTARE PER ALLATTARE

Tutte queste domande e curiosità trovano risposta nel confronto con una professionista preparata e competente durante la consulenza sull’allattamento.

Sostenere sempre le mamme

Un buon inizio e un buon proseguimento dell’allattamento al seno sta proprio nel sostegno delle mamme durante le prime settimane. Meglio ancora se nel loro ambiente domestico.

Per noi come ostetriche è molto importante incentivare quelle che sono le naturali competenze di una mamma sempre rimanendo dalla parte delle mamme e sostenendole in qualsiasi scelta vogliano intraprendere.

Perché anche le mamme che per qualsiasi motivo non desiderano o non possono allattare al seno vanno sostenute, informate adeguatamente, seguite e aiutate.

Con la nascita del vostro bambino è normale avere mille domande in testa, anche sull’allattamento.

Per una buona riuscita dell’allattamento al seno affidatevi a figure professionali competenti che in caso di dubbi o problemi iniziali vi possono aiutare in maniera professionale.

Prenota qui la tua consulenza sull’allattamento in studio o direttamente a casa tua!

A presto con un nuovo articolo.

Ost. Valeria e Beatrice.