di Mattea Corsi
L’emergenza Coronavirus ha portato il Governo a chiedere ai cittadini di restare a casa il più possibile per contenere la pandemia.
Essere genitori oggi di bambini appena nati e che hanno meno di un anno richiede molta più pazienza e gentilezza verso sé stessi e gli altri per infondere sicurezza nei propri figli, che, anche se piccoli e ignari delle notizie, sono capaci di assorbire tensioni familiari trasmesse in casa.
Importante è ricordare che i primi tre anni di vita di un bambino sono fondamentali per la strutturazione dell’oltre 80% dello sviluppo neuronale. Il cervello si sviluppa grazie alla soddisfazione di bisogni fisici e bisogni relazionali: necessari fin dalla nascita e soddisfatti il più delle volte dai componenti della famiglia, che offrono le prime e più preziose interazioni.
Creare momenti di contatto relazionale e di gioco a questa età per far sentire i bambini al sicuro, protetti e amati è quello che un genitore competente si ritrova a vivere oggi più di prima prendendosi cura prima di sé per prendersi cura del proprio bambino. E allora che fare a casa?
PRIMA DI TUTTO VIVERE IL PIU’ POSSIBILE LA RELAZIONE CON IL PROPRIO BAMBINO IN MODO PIACEVOLE E GIOCOSO!
Le attività ludiche che si possono proporre ai bambini da 0 a 12 mesi sono varie, cambiano e si integrano con la crescita del bambino e il suo sviluppo neuropsicologico.
Consideriamo le diverse fasce d’età.
In questa prima fase di vita il neonato si relaziona con sorrisi e pianti e il tipo di risposta dell’adulto (caregiver) crea un tipo di relazione e di connessione con l’altro.
In questa comunicazione non verbale il neonato si soddisfa e gode della delicatezza con cui avviene questo stare insieme. I bambini di questa età hanno un punto o tempo di saturazione oltre il quale non riescono ad andare per motivi di stanchezza, infatti se il bambino si sente troppo stimolato dalla relazione saprà difendersi isolandosi da solo (Brazelton 2016).
Se il contatto è un modo di stare in relazione e fare attività fisica con un bambino così piccolo, allora ci sono diversi modi di stare in contatto:
Il bambino comincia ad essere più sveglio, inizia un’integrazione sensoriale in corrispondenza dello sviluppo cerebrale di questi mesi: integra ciò che vede con ciò che gusta, con ciò che sente e con le sensazioni che prova.
Dai tre mesi il cervello inizia ad organizzare una mappa uditiva rispetto alle parole più frequenti che sente e dai quattro mesi sembra che la visione del bambino è simile alla parte visiva quella dell’adulto inoltre porta sempre più volentieri le mani alla bocca gustandole e massaggiandosi le gengive.
In questo periodo il bambino chiede di muoversi un po’ più liberamente su un ambiente morbido, circoscritto e controllato. Le aree cerebrali che controllano i movimenti del capo e del collo sono maturate prima e in questa fase maturano le aree cerebrali che controllano i muscoli degli arti superiori e del tronco a cui seguiranno poi quelle che controllano gli arti inferiori.
I momenti di inattività sul seggiolone/seggiolino o in braccio vanno alternati a momenti di gioco, in quanto desidera muovere gli arti che sta scoprendo, alternati ai momenti di rilassamento o sonno tipici della ciclicità del ritmo sonno-veglia di questa età.
Oltre ai momenti di contatto descritti precedentemente, si aggiungono momenti di gioco di esplorazione e di sensorialità che può fare stesso su una palestrina o su un tappeto o spazio morbido (con un adulto vicino o che può controllare a distanza).
Ecco che diventa importante:
Dai sei mesi i bambini sono in grado di riconoscere parole familiari e di legare il suono al suo significato.
Tutto dipende dall’esperienza relazionale e comunicativa che il bambino vive. Il bambino continua a raccogliere una gran quantità d’informazioni attraverso i cinque sensi e utilizza ciò che impara per ottenere le cose.
Impara a “leggere” le parole, i gesti e le espressioni del volto di chi si occupa di lui. Ecco che diventa importante che il caregiver si prenda cura di sé e della propria tranquillità per trasmettere tranquillità al proprio bambino appoggiandosi ai mobili e agli oggetti.
A livello motorio il bambino dai 6 mesi impara prima a stare seduto da solo, che è la sua conquista più grande (Brazteton, 2016), e prosegue verso gli 8-9 mesi a stare seduto ma senza appoggio, a gattonare per poi imparare a mettersi in piedi da solo e a stare in piedi senza aiuto per poi ripartire a conquistare altre competenze che lo prepareranno alla deambulazione. Una tra le attività preferite in questa fase è salire le scale o superare ostacoli.
Le attività che si possono proporre permettono e favoriscono il rotolare, il tirare, lo spingere e l’imparare a muovere la testa, le braccia, le gambe e il corpo. Meglio se sono su un piano o tappetino morbido cosicché il bambino si sente libero e protetto allo stesso tempo dall’esercizio ripetitivo che andrà a sperimentare.
La zona principale di gioco va circoscritta dai 6 mesi sapendo che un po’ alla volta si allargherà perché il bambino sarà attratto ad esplorare sempre di più per muoversi sempre di più e misurarsi ogni giorno con competenze motorie diverse. Diventa importante offrirgli posizioni e stimolazioni diverse, che all’inizio sono :
Bibliografia:
Brazelton Berry T. (2016) Il bambino da 0 a 3 anni. Milano: Rizzoli
Goldchmied E..(1994) Persone da 0 a 3 anni crescere e lavorare nell’ambiente nido. Bergamo:Junior
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sarrs-cov-2-stili-vita-attività-fisica-0-11-anni
“Quando nasce un bambino” opuscolo dell’Istituto Superiore dei Sanità file:///D:/C_17_opuscoliPoster_159_ulterioriallegati_ulterioreallegato_2_alleg.pdf
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