Autore: fiordiloto

Igiene Intima Femminile: tutti i consigli

L’abitudine ad una buona igiene intima è la base per un corretto stile di vita che dovrebbe essere insegnato fin dall’infanzia.

Non si tratta, infatti, di insegnare solo ed esclusivamente le varie modalità di lavaggio intimo e pulizia, ma soprattutto di adottare tutti quei comportamenti utili per prevenire disturbi genitali di vario tipo come possibili perdite, irritazioni, infiammazioni, cistiti ecc…

Vediamo allora per la tua igiene intima femminile consigli, indicazioni per un corretto igiene intimo e prodotti igiene intima femminile.

Igiene intima femminile come lavarsi

La vagina rappresenta il cuore della femminilità di ciascuna ragazza/donna e per questo ha bisogno di un’attenzione in più.
L’obiettivo principale della igiene femminile comprende la giusta detersione di grandi e piccole labbra, uretra, clitoride e introito vaginale con acqua e un po’ di sapone delicato.

La giusta modalità di detersione prevede un movimento da davanti (quindi dalla vagina) a dietro (verso il retto) in modo tale da prevenire il trasporto di possibili batteri presenti nella zona anale verso la vagina. Questa è la prassi corretta igiene intima femminile. 

Igiene intima femminile

Dopo il lavaggio è consigliabile asciugare con cura la zona utilizzando un asciugamano strettamente personale tamponando senza sfregare.

È importante ricordare che esagerare con l’utilizzo del sapone durante l’igiene intima donna, comporta una secchezza della pelle riducendone la naturale elasticità. La stessa cosa succede se non si procede con un generoso risciacquo dopo l’applicazione del detergente intimo.


PH vaginale

Durante l’età fertile il pH vaginale è leggermente più acido (intorno a 4,5). Per questo motivo i prodotti igiene intima femminile che andremo ad utilizzare dovrebbero avere un pH neutro (5, 5-6).

In ambienti più “a rischio” come palestre, piscine, saune o centri termali è consigliabile utilizzare detergenti adatti a luoghi considerati di ad alto rischio.

Cosa posso o non posso indossare?

Per aiutare la pelle a “respirare” è consigliabile utilizzare tutti indumenti, soprattutto quelli intimi, esclusivamente di cotone evitando materiali sintetici che possono causare un aumento di calore e umidità favorendo la proliferazione dei batteri.

Inoltre, è bene limitare l’utilizzo di pantaloni, leggins e collant troppo stretti che potrebbero andare ad irritare la zona intima particolarmente in quelle donne/ragazze che soffrono di cistite o candide ricorrenti.

Igiene intima femminile cosa indossare

Un’altra cosa da non dimenticare è che non bisognerebbe mai condividere la biancheria intima (specialmente l’asciugamano da bidèt) con altre persone, ma è importante l’utilizzo personale di quest’ultimo in modo tale da evitare il passaggio di batteri da una persona all’altra.

Alimentazione e igiene intima

Fondamentale è seguire una sana e corretta alimentazione in modo tale da favorire la regolare funzione intestinale e prevenire le infezioni intime.

Sono molti i cibi che ci danno una mano: in particolare quelli ricchi di fibre, contenute soprattutto in frutta e verdura.

Le fibre, assorbendo acqua nell’intestino, evitano la stipsi e contribuiscono a riequilibrare la flora batterica intestinale, vero e proprio serbatoio di batteri per l’ambiente vaginale. Anche yogurt cereali (fibre vegetaliaiutano l’intestino a funzionare in modo adeguato e promuovono lo sviluppo di una sana flora batterica.

È utile anche rinforzare le difese con vitamine e minerali come vitamina C, vitamina E, betacarotene, micronutrienti ed enzimi che vanno a contrastare l’invecchiamento precoce delle cellule e dell’insorgenza di infiammazioni, mantenendo efficiente l’azione difensiva del sistema immunitario dalle infezioni.

Igiene intima e mestruazioni

L’igiene intima durante il ciclo è ancora più importante rispetto agli altri giorni del mese perché la vagina è molto più sensibile.

Sia che si utilizzi assorbenti ultra sottili piuttosto che tamponi (o assorbenti interni) durante il ciclo, è importante cambiare l’assorbente da quattro a cinque volte al giorno, o più frequentemente nei momenti di maggiore intensità del flusso mestruale, cioè durante i primi due giorni del ciclo.

Igiene intima e mestruazioni

Coppette per igiene intima

Due buone novità degli ultimi anni è l’utilizzo degli assorbenti lavabili o delle coppette mestruali, due modalità più green per vivere al meglio le mestruazioni.

La coppetta è un prodotto comodo, igienica, discreta e non richiede particolari cure in quanto va cambiata dopo 8/12 ore in base al flusso, lavandola semplicemente sotto l’acqua corrente utilizzando pochissimo detergente intimo; naturalmente alla fine delle mestruazioni è bene sterilizzarla prima del ciclo successivo. 

Una coppetta può durare fino a 10 anni e il costo si aggira fra le 15/30 euro.

Ne esistono di varie misure, per flussi più o meno leggeri/importanti o per chi ha partorito naturalmente.

igiene intima coppetta

Assorbenti lavabili

Gli assorbenti lavabili rappresentano anche loro una valida alternativa. La loro forma ricorda molto quella degli assorbenti tradizionali, tanto che hanno persino le ali che si chiudono con un bottoncino di modo da assicurare la piena aderenza.

I tessuti sono molto più morbidi e non danno quella sensazione di contatto con qualcosa di estraneo o di ruvido.

Hanno una durata media di 4/5 anni e possono essere lavati tranquillamente insieme alla nostra biancheria, evitando accuratamente l’utilizzo di candeggina o altri smacchiatori che rovinerebbero i tessuti e potrebbero irritare la pelle.

Se gli assorbenti sono costituiti da tessuti naturali, è consigliabile lasciarli in ammollo in acqua fredda almeno per almeno un paio d’ore (fino a due giorni ma non oltre, per evitare l’effetto muffa), pre-trattando le macchie con il sapone di Marsiglia. Poi possiamo metterli in lavatrice a 40/50°C, avendo cura almeno una volta l’anno di fare un ciclo di lavaggio a 60°.

Assorbenti lavabili

Hai domande?

Se si hanno ancora dei dubbi su una una corretta igiene intima femminile, l’ostetrica è una figura amica che accompagna la donna in tutto il suo percorso di vita e che può aiutarla a risolvere ogni dubbi che le passa per la testa.

Il Pavimento Pelvico: cos’è e come conoscerlo meglio

Il pavimento pelvico è una zona del corpo femminile ancora oggi sconosciuta, a cui si presta poca attenzione o addirittura nessuna. I motivi sono legati al fatto che è un’area “nascosta” che non vediamo e con la quale non s’instaura un rapporto quotidiano. È una regione legata alla minzione, defecazione, ma è anche un’area legata alla sessualità, e per questo resa ancora di più un argomento carico di tabù.

La gravidanza rappresenta spesso il primo momento in cui le donne ne vengono a conoscenza, e ciò avviene nei corsi di accompagnamento alla nascita. Il tema del perineo femminile è centrale, poiché questo riveste un ruolo fondamentale sia all’interno della gravidanza, ma anche nel parto e nel puerperio.

Il pavimento pelvico e le sue funzioni

La bellezza di questa zona è che ha molteplici funzioni, che riassumiamo i tre punti.

1) In gravidanza

A causa dell’aumento del peso a livello addominale (feto, liquido amniotico, placenta) abbiamo una maggiore spinta verso il basso, e quindi un sovraccarico a livello del tappeto pelvico. Il ruolo quindi di tale struttura è di contenimento, di sostenere il peso dell’utero gravidico e svolge un ruolo attivo nella progressione ed espulsione del feto lungo il canale.


2) Nel Post Parto

Dopo il parto il corpo della donna torna lentamente alle condizioni in cui era prima della gravidanza. Alcuni muscoli, come addominali, muscoli e tessuto pelvico, necessitano di particolare attenzione a causa di tutte le modificazioni che hanno subito sia in gravidanza sia durante il parto.

In seguito alla gravidanza (a causa dell’aumento di peso data dal bambino, dal liquido amniotico e dall’aumento di volume dell’utero) e il parto (a causa dei traumatismi tissutali) i muscoli pelvici possono perdere la loro funzionalità con rischio d’incontinenza urinaria, scarsa sensibilità durante i rapporti sessuali, fino a raggiungere situazioni gravi come il prolasso degli organi uro-genitali.

Un ruolo fondamentale lo svolge il piano pelvico nei confronti della postura e quindi nell’insorgenza delle lombalgie. Si tratta di un apparato poco conosciuto e spesso trascurato:

  • Quante donne, anche giovani, si rassegnano a usare i salva slip in caso di perdite di urina?
  • Quante donne, dopo il parto, pensano che sia normale perdere tonicità e non riguadagnarla più?

In realtà, al pari di ogni altro muscolo, il pavimento pelvico può (e deve) essere allenato per aumentarne la tonicità e la funzionalità con esercizi di movimento pelvico. Questo permette non solo di prevenire le patologie più gravi, ma anche di migliorare la qualità della vita.

3) Aspetti Emozionali e Sessualità

Il perineo rappresenta un luogo che rispecchia tutte le emozioni di ciascuna donna. Il suo stato di contrattura varia in base allo stato emotivo e psicologico della donna, in base all’umore e a eventuali preoccupazioni.

Il pavimento pelvico riflette gli umori, le paure, le aspettative della donna.

Donne particolarmente ansiose e impaurite dall’evento nascita, spesso presentano un’ipertonicità di tali muscoli, mentre si assiste a un rilassamento della muscolatura nelle donne che vivono un periodo di serenità. E per questo che non si deve ridurre il pavimento pelvico a una semplice zona anatomica da allenare, ma bisogna sottolineare sempre il suo ruolo a livello emotivo e psicologico.

Com’è fatto il Pavimento Pelvico?

Il Pavimento Pelvico o perineo, o anche chiamato tappeto pelvico o piano pelvico, è una regione anatomica costituita dai tessuti molli (il tessuto pelvico appunto) che chiudono il bacino nel suo distretto inferiore.

Di forma romboidale, si estende dalla sinfisi pubica all’apice del coccige e in senso trasversale da una tuberosità ischiatica all’altra che non sono altro che i due piedini del bacino (per trovarli basta semplicemente appoggiare una mano al di sotto di ogni gluteo e si andrà a percepire una porzione ossea), chiudendo in basso la cavità addomino-pelvica, circondando e sostenendo l’uretra, la vescica e la vagina fino all’apparato ano-rettale.

Inoltre, il Pavimento Pelvico non è costituito da un’unica fascia muscolosa ma da ben 3 strati che prendono il nome di:

  • Strato profondo – diaframma pelvico
  • Strato medio – diaframma urogenitale
  • Strato superficiale – perineo esterno
Il Pavimento Pelvico

Quali sono le funzioni del Pavimento Pelvico? 

La muscolatura del pavimento pelvico ha diverse funzioni:

  • sostenere i visceri del piccolo bacino (vescica, utero, retto) garantendo la continenza urinaria e fecale
  • poter vivere una buona sessualità
  • durante il parto, accompagna il neonato ad intraprendere la giusta direzione

Ipotono o ipertono? 

L’ipotono e l’ipertono dei muscoli del Pavimento Pelvico sono le due condizioni muscolari più frequenti che possono dare origine a sintomi del comparto anteriore (vescica e uretra), centrale (utero) e posteriore (ano-retto).

Queste due condizioni possono coesistere dando luogo a ulteriori condizioni sintomatiche e organiche non sempre di facile risoluzione.

Attraverso la valutazione funzionale del pavimento pelvico possiamo individuare delle condizioni d’ipotono o d’ipertono che può essere affrontato con il trattamento riabilitativo e movimento pelvico.

Ipotono: quando e quali sono i sintomi

I muscoli del Pavimento Pelvico possono essere ipotonici quando è presente una ridotta attività volontaria o involontaria.

Solitamente i sintomi più comuni sono:

  • perdita di urina con lo sforzo (incontinenza urinaria da sforzo)
  • bisogno impellente di urinare (urgenza minzionale)
  • aumentata frequenza minzionale (> 8 volte
  • perdita di urina mentre si va al bagno (incontinenza urinaria da urgenza)
  • svuotamento vescicale incompleto
  • mitto urinario debole o intermittente
  • peso in vagina
  • mancata percezione durante i rapporti sessuali
  • svuotamento rettale incompleto e/o in più tempi
  • stitichezza
  • emorroidi
  • prolasso

Ipertono: quando e quali sono i sintomi

La muscolatura del piano perineale anteriore e posteriore può presentare un’elevata attività contrattile con difficoltà al rilassamento oppure presentare una contrazione quando invece dovrebbe essere rilassata.

In questo caso i sintomi più comuni sono:

  • dolore durante i rapporti sessuali
  • sensazione di incompleto svuotamento vescicale o rettale
  • iperattività vescicale (urgenza e frequenza minzionale)
  • flusso urinario lento e intermittente
  • stipsi
  • ragadi
  • emorroidi

Ipotono e ipertono possono causare le lacerazioni

Entrambe queste due disfunzioni pelviche vanno a influenzare fortemente il momento del parto in quanto potrebbero essere le prime cause della formazione di lacerazioni a livello del Pavimento Pelvico.

Le lacerazioni che si verificano nella zona del Perineo durante il parto sono delle ferite che avvengono nel momento dell’espulsione, ciò significa che il passaggio del bambino può lacerare i tessuti che circondano l’apertura del canale vaginale fino all’ano.

La letteratura scientifica distingue 4 gradi delle lacerazioni:

  • 1° grado: lacerazione superficiale che interessa la mucosa vaginale o la cute del perineo, ma senza interessare i muscoli;
  • 2° grado: interessamento dei muscoli perineali, ma non dello sfintere anale;
  • 3° grado: coinvolgimento dello sfintere anale; a sua volta si divide in:
    • 3° grado A: coinvolgimento inferiore al 50% dello sfintere anale esterno;
    • 3° grado B: interessamento maggiore al 50% dello sfintere anale esterno;
    • 3° grado C: lacerazione dello sfintere anale interno ed esterno.
  • 4° grado: interessamento di tutto lo sfintere anale e della mucosa rettale.

Dalla Gravidanza Alla Maternità: una realtà con emozioni contrastanti

Di Mattea Corsi

Diventare madre è un percorso che richiede più di 9 mesi di gravidanza.

Una madre prima di tutto è una donna che sta mettendo il proprio corpo a servizio di una vita nuova. È un corpo che si trasforma giorno per giorno per fare spazio ad una nuova creatura che in realtà la donna stessa non conosce direttamente ma che può cominciare a sentire presente dentro di sé. 

Ma cosa comincia a farsi presente?

Da parte del feto cominciano i primi colpetti, i primi movimenti all’interno della pancia; da parte della gravida cominciano i primi pensieri sul proprio senso di capacità nell’essere madre, nel sapercela fare, cominciano i primi dubbi e le prime fantasie, comincia a costruirsi un’idea di come sarà il bambino e di ciò che si desidera vivere in futuro.

Cominciano anche ad oscillare i gli stati d’animo che passano dalla gioia al timore, dalla serenità alla tristezza, dalla paura alla stanchezza.

La gravidanza è un momento particolare e unico per ciascuna donna e per ogni gravidanza che vive. Può stimolare emozioni diverse e contrastanti che richiamano il proprio vissuto di bambina, con desideri e bisogni più nascosti di un sé gioioso o sofferente e che richiama immagini fantasmatiche di famiglia che possono essere più o meno positive. Si intrecciano così nel presente momenti personali della propria storia che si manifestano tra i pensieri e le fantasie rispetto al proprio futuro come madre. 

Si può distinguere anche come il desiderio di gravidanza, che evidenzia in primo piano il bisogno narcisistico di provare che il proprio corpo funziona come quello della madre, sia diverso dal desiderio di maternità in cui prevale la disponibilità ad occuparsi e prendersi cura del bambino. La donna inizia ad identificarsi con chi accudisce e con chi viene accudito, essendo allo stesso tempo figlia di sua madre e madre di suo figlio. (Ammaniti, Canderoli, Pola, Tambelli,1995)

Si fa strada una nuova idea di sé che ha bisogno di tempo per integrare l’idea di donna che è diventata e di donna che vuole essere. Racamier amava dire:

“Ognuno di noi ha dentro una piccola parte irrisolta … quello che però fa di noi degli adulti e non dei bambini è la consapevolezza di averla”

Racamier

La consapevolezza di ciò che siamo, che viviamo, ma che non sempre ci permettiamo di dire e di riconoscere è ciò che ci permette di diventare adulti e aiuta i propri bambini a crescere.

Affrontare le proprie parti irrisolte rende la persona stessa un vero adulto che ha compreso la protezione che gli è stata data e di cui tutti i bambini hanno bisogno per crescere bene. Significa anche aver compreso l’importanza di soddisfare il bisogno di essere contenuti e guidati attraverso limiti e regole non facili da accettare, ma che una volta interiorizzate aiutano a diventare più forti e sicuri.

Per una madre non è facile trovarsi in mezzo a stati d‘animo diversi tra loro come succede quando si passa frequentemente il proprio tempo con i bambini: infatti nella coppia madre-bambino in cui la donna vive la relazione, in genere idealizzata, diventa difficile per la stessa accettare pensieri ostili e di rifiuto perché non è accettabile socialmente che una madre si senta così.

Questa trappola in cui si trova la madre è così insidiosa che è necessario l’intervento di forze esterne alla coppia, come il padre ed altre figure adulte significative, che dovrebbero intervenire per cercare di liberare la coppia madre –bambino. 

Permettere di esprimere e legittimare anche i momenti di rifiuto, che l’esperienza del diventare genitore porta inevitabilmente, contribuirebbe a diminuire il malessere che li accompagna e la paura sottostante di non essere all’altezza del ruolo. Aiuterebbe a sentire di fare davvero il meglio nell’essere genitori “sufficientemente buoni” e non perfetti, ma semplicemente genitori con i propri punti di forza, di fragilità e di insicurezze (Marcoli, A., 2011) tipiche dell’essere umano.

Bibliografia

Ammaniti, M., Canderoli, C.,  Pola, M., e Tambelli, R. (1995) Maternità e gravidanza. Milano: Raffaello Cortina Editore

Marcoli, A. (2011) La rabbia delle mamme Milano: Arnoldo Mondadori Editore

Racamier , P.C. (1993) Il genio delle origini Milano: Raffaello Cortina Editore

Racamier , P.C.,Taccani, S. (2007)Angoscia e depressione Edizioni del Cerro, Tirrenia

3 Motivi per scegliere i Pannolini Lavabili

Ciao a tutte, oggi in questo nuovo articolo del blog vogliamo parlarvi di un argomento “GREEN”: i pannolini lavabili.

Cosa sono i pannolini lavabili?

I pannolini lavabili sono pannolini di stoffa riutilizzabili realizzati con fibre naturali, materiali sintetici o una combinazione di entrambi.

Ne esistono di diverse tipologie, ma di questo parleremo ampiamente in un altro articolo.

Oggi vogliamo riflettere insieme sulle tre ragioni fondamentali per cui scegliere i pannolini in materiali riutilizzabili:

  1. il benessere del bambino,
  2. la tutela dell’ambiente,
  3. il risparmio economico.

1. Il benessere del bambino

È vero che i bambini più sono asciutti e più sono felici?

Questa affermazione può essere molto discutibile se la confrontiamo con alcuni dati: i pannolini usa e getta contengono gel chimici superassorbenti (come silicati e simili), pesticidi e materiali sui quali non sono ancora disponibili ad oggi studi approfonditi per comprendere appieno eventuali effetti collaterali.

Secondo alcune statistiche canadesi, in America del Nord, dove circa l’80% delle famiglie utilizza pannolini usa e getta, i casi di irritazione sono cresciuti dal 7 % al 61% negli ultimi 20 anni.

Questo dato è riconducibile alla presenza di queste sostanze che vengono utilizzate sia nella produzione che nel trattamento dei pannolini usa e getta.

L’aumento delle irritazioni è sicuramente dovuto anche alla pratica scorretta di lasciare per troppe ore consecutive lo stesso pannolino addosso ai bambini. Dato che non si avverte la sensazione di bagnato il genitore evita di cambiarlo spesso.

Un aiuto fondamentale contro le irritazioni è invece cambiare spesso il pannolino dei bambini affinchè la pelle respiri meglio e non si irriti.

Come mai allora i pannolini usa e getta vengono ancora usati moltissimo nei primi anni di vita del bambino?

La grande industria, purtroppo, ancora presenta l’usa e getta come l’unica alternativa efficace e veloce per “sopravvivere” agli anni precedenti lo svezzamento da pannolino.

Questo non è assolutamente vero… ma la legge di mercato (acquisto/vendita) esige continui acquisti e spese continue da parte nostra.

In ultimo, è da notare come l’età del passaggio dal pannolino alla mutadina si sia alzata di molto, portando all’ipotesi che ciò sia dovuto anche al fatto che i gel superassorbenti presenti nei pannolini usa e getta, limitando la sensazione di bagnato, rendano più difficile al bambino la compresione delle sensazioni fisiche legate al “farsi la pipì addosso”.

Il controllo sfinterico non diventa più così semplice per il bambino che si trova spesso ad affrontare lo svezzamento da pannolino come una vera e propria “scalata” tutta in salita e difficile da portare a termine.

2. La tutela dell’ambiente

I pannolini usa e getta sono costituiti in gran parte da plastica e inquinano pesantemente l’ambiente già dalla loro produzione.

Nel mondo si utilizzano ben 3.5 miliardi di golloni d’olio, 82.000 tonnellate di plastica e 1.3 milioni di tonnellate di polpa di legno per produrre 18 miliadi di pannolini di plastica.

Questi pannolini necessitano di circa 500 anni per decomporsi e quindi la via di smaltimento più veloce è quella di bruciarli, liberando nell’aria che si respira rifiuti tossici dannosi.

Per produrli serve il 37% di acqua in più rispetto a quella utilizzata per il lavaggio dei pannolini riutilizzabili.

Inoltre da una ricerca svolta dall’università di Vienna nel 1992 risulta che l’energia utilizzata per produrli è maggiore di oltre il 70% rispetto a quelli lavabili.

Inoltre la loro produzione elimina nell’acqua solventi, metalli pesanti, polimeri, diossine e furani.

Solitamente i pannolini usa e getta vengono sbiancati al cloro che alla fine del processo si riversa nelle falde acquifere e nei mari.

Vengono quindi impiegate moltissime risorse naturali e prodotti inquinanti.

Ogni giorno in Italia si usano almeno sei milioni di pannilini usa e getta, che, in un anno, ammontano a 2 miliardi e 190 milioni. Ogni singolo bambino consuma circa una tonnellata di pannolini al compimento del 3 anno di vita (cica 4500-5000 pannolini).

Bisogna anche prendere in considerazione il rischio igienico legato allo smaltimento di questo tipo di rifiuti dato che quasi nessuno segue la regola di pulire il pannolino dal suo contenuto solido (feci) prima di gettarlo (forse perchè questo ridurrebbe di molto la comodità dell’usa e getta).

(L’accumulo di rifiuti organici come urine e feci può creare forti rischi di contaminazioni.)

I pannolini lavabili sul mercato sono facilmente reperibili e sono un’ottima alternativa a quelli usa e getta. Negli ultimi tempi stanno uscendo sul mercato dei pannolini usa e getta biodegradabili ma sono ancora pochissimi i luoghi autorizzati al loro corretto smaltimento.

3. Il risparmio economico

Ogni confezione di pannolini usa e getta ne contiene di media 40 per una spesa di circa 10 euro.

Considerando di usare in media almeno un pacco a settimana si spendono circa 40 euro mesili, il che vuol dire quasi 500 euro l’anno.

Con i pannolini lavabili (spesa totale circa sui 300- 400 euro per tutti i primi tre anni di vita) si calcola un risparmio di circa 1500- 2000 euro a figlio.

Si deve poi considerare che i pannolini lavabili si passano di figlio in figlio e di famiglia in famiglia quindi il risparmio è largamente superiore e questo ci riporta al pensiero di un consumo critico ed etico soprattutto in questo periodo storico.

Crediamo che L’utilizzo dei pannolini lavabili non sia un ritorno al passato, ma una revisione del presente in maniera intelligente e costruttiva nel rispetto dell’ambiente, della salute dei nostri bambini e, cosa non meno importante, aiuta ad abbattere i costi familiari.  

Diventare genitori ai tempi del Covid: 9 consigli +1

di Mattea Corsi

Essere mamma e papà in attesa oggi, ai tempi del Coronavirus, è più che mai fonte di emozioni controverse che oscillano: dalla speranza della Vita, che continua nonostante tutto, alla paura dell’incertezza riguardo la salute, la situazione lavorativa ed economica; dalla gioia per la solidarietà e la relazione con i propri cari alla tristezza per il limite e l’attenzione al contatto fisico per la mancanza di abbracci.

Le conseguenze dell’isolamento

Lo stato di isolamento, la paura del contagio che abbiamo vissuto nella fase 1 di Emergenza Codiv-19 come un imprevisto sconosciuto per un nemico invisibile possono avere generato disturbi come ansie, depressioni, irritabilità, insonnia di cui adesso possiamo prenderci cura in un modo diverso vista la situazione corrente. Chiedendo aiuto a un professionista, come uno psicologo o psicoterapeuta che si occupi di accogliere il disagio che emerge.

In questa fase di riadattamento facciamo nostre le nuove modalità di interazione con gli altri e con noi stessi. Ci viene richiesto dalle istituzioni di rimanere in allerta nella relazione sociale e ci viene permesso di allentare l’isolamento con una richiesta di distanziamento sociale per non rischiare la possibilità di contagio. 

Genitori in attesa di nascere

La fragilità e la vulnerabilità sono le condizioni che ognuno di noi può percepire su di sé e un “genitore in attesa di nascere” può sentirsi ancora più sensibile in questa condizione

Già naturalmente lo stato di gravidanza è di per sé un periodo nuovo, di trasformazione verso una nuova condizione che diverrà permanente : l’essere genitori!

I pensieri possono sommarsi ad altri pensieri, le preoccupazioni ad altre preoccupazioni, i disagi ad altri disagi. Ecco che le ansie e i timori si possono amplificare in questa fase di cambiamento che coinvolge tutti.

E allora che fare? Come posso sentirmi un genitore sereno? Che cosa posso fare e pensare per tutelare il bambino che cresce dentro di me?

Essere genitore significa imparare a prendersi cura di qualcuno di più vulnerabile e accompagnarlo nella crescita della propria Vita. Avere cura è avere attenzione e volgere prima di tutto lo sguardo verso se stessi per prendersi cura dei propri pensieri, delle proprie emozioni, del proprio corpo che sta accogliendo una nuova vita: mi prendo cura di me per prendermi cura del mio bambino!

Alcune scelte e azioni diventano allora importanti in questa fase 2 di distanziamento sociale. Vediamole assieme.

1. Scegli di quali informazioni ti vuoi nutrire

È importante rimanere aggiornati sulla situazione attuale senza sovraesporsi a immagini o video angosciati legati al Coronavirus, visto il periodo storico, ma anche ad altro tipo di notizie che si mostrano spaventose:

la tua sicurezza è la sicurezza del tuo bambino, che è in grado di percepire l’angoscia che potresti sentire!

2. Benessere attraverso le emozioni

Vivi questo periodo come un momento di cura e connessione profonda con il tuo bambino/a in cui puoi coccolarti e coccolare il tuo piccolo/a attraverso massaggi col e dal partner, rilassamento, mindfulness prenatale o yoga prenatale: 

le emozioni positive che susciteranno queste attività rilassanti nutriranno sia il tuo benessere che quello del tuo bambino/a

3. Prendersi cura delle relazioni sociali

Rimani in connessione con le persone care mantenendo le distanze che vengono indicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Istituto Superiore di Sanità fino a nuove e diverse indicazioni e con le modalità suggerite: 

la cura per le relazioni sociali è prendersi cura del proprio senso di appartenenza alla comunità che sostiene il senso di protezione!

4. È normale avere paura

Accetta che è normale provare paura: stai facendo del tuo meglio per proteggere la piccola creatura  e se scendono lacrime: non sentirti in colpa!

Permettiti di sentire le tue emozioni, lasciale fluire per riconoscerti in questo momento, se senti il bisogno di condividere con qualcuno fallo! se desideri puoi darti il tempo di riconoscere questa emozione dentro di te e poi ripartire nel svolgere attività che ti fanno bene

5. Preparati alla nascita del tuo bambino

Permettiti di preparare con cura e amore tutto ciò che servirà per l’arrivo del nascituro: leggere libri sulla gestazione, ’allattamento e trovare un corso pre-parto accessibile, con ostetriche e un team di fiducia che possono seguirti anche nella fase post-natale

Nutriti di informazioni riguardanti l’attesa e preparati perché l’informazione ti dà sicurezza nel saper poi scegliere come vivere l’arrivo del/della tuo/a bambino/a

6. Cura il tuo corpo

Rafforza il tuo sistema immunitario facendo cose che ti gratificano e che stimolano il tuo benessere e quello del tuo bambino. 

Cura la tua alimentazione al meglio e fai degli esercizi fisici che ti aiutano a rimanere in forma e a scaricare le tensioni con una ginnastica adeguata.

7. Affronta una questione alla volta

Considera che è normale essere preoccupati per il lavoro e l’aspetto economico. Ora che la famiglia si sta per allargare possono subentrare ansie importanti legate alla perdita o alla diminuzione dell’attività lavorativa. 

Se senti troppa ansia, prendi le cose una per volta, considera  quello che puoi fare e se puoi condividilo nel tuo tempo di coppia: l’unione fa la forza!

8. Crea la tua routine di addormentamento

Riposati adeguatamente: crea delle routine serali con attività rilassanti prima di addormentarti per non scivolare nel sonno con emozioni negative e con senso di allerta. Una tisana, un bagno caldo, una musica rilassante, luci soffuse possono aiutarti a scivolare più dolcemente nel sonno

Trova un tuo rituale di addormentamento per prepararti alla fase del sonno!

9. Crea le tue routine giornaliere

Seguire una routine conosciuta e il più possibilmente prevedibile perché permette di sentirsi al sicuro in questo tempi di incertezze, rispettando sempre le indicazioni di sicurezza vigenti. 

Coltiva nel tuo tempo libero i tuoi hobby o qualsiasi altra cosa ti doni sorriso e relax.

+1: Parla positivo!

• di parlare di qualcosa di diverso dal Coronavirus, dal possibile contagio e di come potrebbe andare il parto in questo periodo per uscire dal circolo vizioso di pensieri angoscianti.  

Distraiti dai pensieri angoscianti e stai su tematiche piacevoli e divertenti per rafforzare il proprio benessere!

Il gioco per i bambini dai 12 ai 36 mesi ai tempi del coronavirus!

di Mattea Corsi

In questa lunga emergenza per il Coronavirus il benessere psicofisico dei genitori di bambini di età compresa tra 12 e 36 mesi viene messo a dura prova perché richiede una buona capacità organizzativa del proprio tempo e di quello del bambino stesso che non è ancora autonomo.

Se riconosciamo importante che nei primi tre anni di vita di un bambino il cervello si struttura maggiormente che nel resto della sua vita e sviluppa le prime interazioni neuronali, allora questa è un’età a cui dobbiamo prestare maggiormente attenzione per crescere nel modo migliore e possibile i propri figli come persone serene.

Le indicazioni che si ricevono dall’Istituto Superiore di Sanità  suggeriscono che una buona attività motoria vissuta in modo condiviso riduce tensione e conflittualità aumentando le energie e lo stato di benessere generale e migliorando la qualità del sonno, l’autostima, la fiducia in sé stessi.

Attraverso il gioco è possibile far sentire il bambino al sicuro, amato e protetto aiutandolo ad affrontare questi giorni con leggerezza emotiva mentre continua il suo sviluppo cognitivo, emotivo, relazionale ed evolutivo. Infatti nel gioco il bambino impara a riflettere, a ragionare, a creare, a ideare nuove forme di gioco, insomma: è un soggetto psichicamente attivo (Maria Montessori,1999)

In questo momento la casa diventa l’unico spazio di esplorazione che va lasciato scoprire con libertà, organizzandolo a seconda dell’età del bambino stesso in modo che ogni stanza può assumere significati di gioco diverso.

I corridoi o gli spazi di passaggio si trasformano in ambienti dove creare percorsi ad ostacoli mentre il salotto con il divano, che ha una seduta di comodo accesso rispetto al letto matrimoniale, diventa uno spazio per attività motorie di salti, di sali-e-scendi, di sotto-sopra, di superamento di ostacoli, sempre da effettuare in presenza dello sguardo di un adulto che sostiene il gioco e dove è possibile stare insieme e condividere anche balli, canzoncine e altre sonorità.

La cucina diventa un laboratorio di sperimentazione con pasta e farine di vario tipo per la manipolazione e il gioco di travasi che attira l’attenzione dei bambini stessi, e differenza del gioco in cameretta che rimane il luogo dove il bambino può ritrovare uno spazio conosciuto con i propri giochi.

Il bagno può diventare la zona di sperimentazione dove poter giocare con l’acqua: fare travasi con questo elemento così affascinante cattura l’interesse e lo sguardo sperimentale di questi bambini accompagnati a loro volta dallo sguardo dei propri genitori.

Lo spazio esterno della casa, che può essere il balcone, il terrazzo, il giardino, diventa spazio alternativo di gioco, dove la stessa attività ludica fatta in casa assume connotazioni di scoperte diverse per il bambino.

Per la fascia d’età 12-24 mesi

Con il compimento di un anno, il bambino ha acquisito la capacità di camminare e di muoversi nello spazio. È interessato a scoprire che cosa riesce a fare con il proprio corpo misurando se stesso con ciò che lo circonda. Aumentano di giorno in giorno le capacità comunicative e quelle cognitive, come l’attenzione e la concentrazione, grazie all’emergere dell’autonomia individuale.

Come attività senso-motorie e simboliche quindi si possono proporre:

  • il gioco dell’imitazione delle movenze di un animale come strisciare come un serpente, saltare come una rana, galoppare come un cavallo o camminare come un orso a quattro zampe;
  • la realizzazione di percorsi fatti in casa con cuscini o materiali sicuri per salire o scendere, per passare a destra o a sinistra;
  • utilizzare delle scatole di cartone per giocare al “dentro e fuori” : a seconda della posizione verticale/orizzontale o delle dimensioni lo stesso scatolone può trasformarsi in un tunnel o in una casetta;
  • manipolare la paste modellabili come la pasta pane fatta in casa con acqua e farina a cui si possono aggiungere i coloranti alimentari per far prendere colori diversi;
  • giocare a travasare con pentoline o contenitori domestici di dimensioni diverse con materiale destrutturato come la farina gialla o la pasta grossa o altro materiale, come l’acqua o la sabbia o la terra ( a seconda delle possibilità della propria casa) che incuriosisce il bambino stesso e stimola il suo interesse;
  • il giocare “a far finta di ….” con bambole, con gli strumenti della cucina, o oggetti di mamma o papà come borse o cappelli, sciarpe o zainetti, o vestiti di carnevale o altri indumenti, con finti arnesi, con macchinine o trenini tutto ciò che serve ai bambini per iniziare una storia e che permetta di entrare nel meraviglioso mondo magico della fantasia;
  • cantare e ballare canzoncine mimate (disponibili sulla rete) in cui l’imitazione di gesti permette di fare anche dell’attività motoria adatta alla loro età muovendosi insieme e in allegria;
  • ascoltare musica insieme dalla classica alle canzone cantate con parole adatte ai propri bambini affinché diventino momenti di apprendimento attraverso il gioco;
  • disegnare con pennarelli, matite, penne, cerette, gessetti, colori a dita, tempere è un’attività che affascina spesso i bambini che lasciano una traccia

Per la fascia d’età 24-36 mesi

Il bambino ha acquisito una maggiore sicurezza del proprio corpo e la sua capacità attentiva migliora nel tempo diventando sempre più efficiente e flessibile. Questo è uno dei motivi per cui lo sviluppo motorio del bambino comincia ad affinarsi sempre di più sulla motricità di mani, polso e dita e sulla presa con la coordinazione oculo-manuale.

Le attività che si possono proporre in casa per un bambino di questa età riprendono quelle presentate precedentemente nei 12-24 mesi, cercando di affinare le richieste con elementi di difficoltà che a questa età rendono il gioco entusiasmante e utilizzando elementi di riciclo come la carta, il cartone, le scatole o scatoloni, le bottiglie o contenitori di plastica o di altro materiale meglio se di legno e naturale.

Ecco quindi possibile:

  • Giocare con il proprio equilibrio facendolo camminare con un piede dietro l’altro su un nastro di scotch colorato o di carta messo sul pavimento; aggiungendo delle difficoltà come grattarsi la testa, o camminare ad occhi chiusi.
  • Creare il gioco del bowling casalingo con bottiglie del latte e palline da tennis o in alternativa di carta.
  • Il gioco del canestro con palline di carta o altro materiale disponibile  a casa utilizzando una o più scatole di cartone per aumentare la difficoltà e variare l’intensità del gioco.
  • Percorsi diversi e con materiali misti delineanti con lo scotch messo a strisce parallele con una certa distanza per saltare sopra o fuori in modo alternato come un passaggio pedonale, bottiglie di plastica per creare ostacoli da raggirare e scatoloni (posizionati orizzontalmente o verticalmente) in cui i bambini possono passare dentro per poi uscire e altri materiali.
  • Uso dei gessetti: Se avete un terrazzo o uno spazio esterno utilizzare dei gessetti per creare percorsi a terra su cui il bambino può camminare o saltare o lasciarli scrivere a terra poi la pioggia non lascerà traccia e si potrà ricominciare (attenzione all’uso del gessetto in presenza di un adulto).
  • Giocare con le forbicine (sotto lo sguardo di un adulto) per cominciare a ritagliare pagine di giornali, oppure far loro strappare le stesse pagine di giornali a piccole strisce per poi inventare altri giochi da fare con la carta che possono essere incollare su un foglio, creare tante palline accartocciando la palla, o altro ancora che si può inventare.
  • La lettura è un’attività piacevole di scoperta e di fantasia che si può integrare in ogni attività e può esser di stimolo per entrare ogni giorno in un mondo diverso stimolando la fantasia, l’immaginazione, il linguaggio, l’apprendimento e l’interazione.

Bibliografia:

Montessori M. (1999) La mente del bambino. Milano: Garzanti.

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sarrs-cov-2-stili-vita-attività-fisica-0-11-anni

La scheda grafica “Con i bambini l’attività fisica… è un gioco! Per i bambini sotto i 5 anni” (pdf 726 kb)

www.aiutamiafaredame.it/

Il gioco per i bambini da 0 a 12 mesi ai tempi del coronavirus!

di Mattea Corsi

L’emergenza Coronavirus ha portato il Governo a chiedere ai cittadini di restare a casa il più possibile per contenere la pandemia.

Essere genitori oggi di bambini appena nati e che hanno meno di un anno richiede molta più pazienza e gentilezza verso sé stessi e gli altri per infondere sicurezza nei propri figli, che, anche se piccoli e ignari delle notizie, sono capaci di assorbire tensioni familiari trasmesse in casa.

Importante è ricordare che i primi tre anni di vita di un bambino sono fondamentali per la strutturazione dell’oltre 80% dello sviluppo neuronale. Il cervello si sviluppa grazie alla soddisfazione di bisogni fisici e bisogni relazionali: necessari fin dalla nascita e soddisfatti il più delle volte dai componenti della famiglia, che offrono le prime e più preziose interazioni.

Creare momenti di contatto relazionale e di gioco a questa età  per far sentire i bambini al sicuro, protetti e amati è quello che un genitore competente si ritrova a vivere oggi più di prima prendendosi cura prima di sé per prendersi cura del proprio bambino. E allora che fare a casa?

PRIMA DI TUTTO VIVERE IL PIU’ POSSIBILE LA RELAZIONE CON IL PROPRIO BAMBINO IN MODO PIACEVOLE E GIOCOSO!

Le attività ludiche che si possono proporre ai bambini da 0 a 12 mesi sono varie, cambiano e si integrano con la crescita del bambino e il suo sviluppo neuropsicologico.

Consideriamo le diverse fasce d’età.

Per la fascia d’età 0-2 mesi

In questa prima fase di vita il neonato si relaziona con sorrisi e pianti e il tipo di risposta dell’adulto (caregiver) crea un tipo di relazione e di connessione con l’altro.

In questa comunicazione non verbale il neonato si soddisfa e gode della delicatezza con cui avviene questo stare insieme. I bambini di questa età hanno un punto o tempo di saturazione oltre il quale non riescono ad andare per motivi di stanchezza, infatti se il bambino si sente troppo stimolato dalla relazione saprà difendersi isolandosi da solo (Brazelton 2016).

Se il contatto è un modo di stare in relazione e fare attività fisica con un bambino così piccolo, allora ci sono diversi modi di stare in contatto:

  • il contatto fisico pelle-pelle: permette al neonato di sentirsi al sicuro nel riconoscere l’odore della pelle dei propri caregivers mentre vien tenuto in braccio o avvolto in una fascia su di sè o dentro un marsupio. Il caregivers a questo punto può scegliere se stare seduto e accennare ad un dondolamento; o stare in piedi e dondolarsi sul posto o camminare per la casa; o stare su una sedia a dondolo o su un’amaca lasciandosi dondolare con il bambino; o stare in piedi per ballare su una musica lenta che detta il tempo che il caregiver stesso sente buono in quel momento sorreggendo la testa del neonato;
  • il contatto tattile: le mani del caregiver che manipolano gentilmente il corpo del neonato permettono al bambino di scoprire su di sé la presenza di sensazioni interessanti e piacevoli attraverso il massaggio infantile, il bagnetto e la cura della toilette, e qualche esercizio di flessione delle gambe e delle braccia mentre il bambino è steso supino e si mantiene il contatto visivo.
  • il contatto visivo: L’ISS ricorda che nei primi tre mesi i neonati vedono meglio quando guardano le cose o i volti “con la coda dell’occhio” (visione periferica) e notano più facilmente i movimenti e i contrasti (ad es. chiaro/scuro), fissano il volto della mamma e lo seguono con lo sguardo. sorridendo in modo non direzionato. Questo significa che il caregiver può stare in relazione con il neonato attraverso il gioco di sguardi, con un ritmo lento e altalenante, di riavvicinamento e allontanamento permettendo un esercizio agli occhi. È importante ricordare che lo sguardo è fondamentale perché cresca una relazione sicura e armoniosa.
  • il contatto sonoro: è importante considerare che i neonati sentono una grande varietà di suoni. La voce umana e soprattutto quella materna sono le preferite e catturano la loro attenzione. È così che le attività sonore preferite sono canzoni e musiche prodotte con il suono della voce umana e possono accompagnare la relazione del caregiver con il neonato in questi giorni di tensione creando momenti di serenità e tranquillità.

Per la fascia d’età 3-6 mesi

Il bambino comincia ad essere più sveglio, inizia un’integrazione sensoriale in corrispondenza dello sviluppo cerebrale di questi mesi: integra ciò che vede con ciò che gusta, con ciò che sente e con le sensazioni che prova.

Dai tre mesi il cervello inizia ad organizzare una mappa uditiva rispetto alle parole più frequenti che sente e dai quattro mesi sembra che la visione del bambino è simile alla parte visiva quella dell’adulto inoltre porta sempre più volentieri le mani alla bocca gustandole e massaggiandosi le gengive.

In questo periodo il bambino chiede di muoversi un po’ più liberamente su un ambiente morbido, circoscritto e controllato. Le aree cerebrali che controllano i movimenti del capo e del collo sono maturate prima e in questa fase maturano le aree cerebrali che controllano i muscoli degli arti superiori e del tronco a cui seguiranno poi quelle che controllano gli arti inferiori.

I momenti di inattività sul seggiolone/seggiolino o in braccio vanno alternati a momenti di gioco, in quanto desidera muovere gli arti che sta scoprendo, alternati ai momenti di rilassamento o sonno tipici della ciclicità del ritmo sonno-veglia di questa età.

Oltre ai momenti di contatto descritti precedentemente, si aggiungono momenti di gioco di esplorazione e di sensorialità che può fare stesso su una palestrina o su un tappeto o spazio morbido (con un adulto vicino o che può controllare a distanza).

Ecco che diventa importante:

  • Realizzare pannelli sensoriali con elementi di stoffa, di spugna o di altro materiale morbido o ruvido che fa parte della vostra quotidianità di cui si trovano diversi spunti in rete (www.metodomontessori.it)
  • Fare attività motoria: stesi a terra supini sopra una palestrina attorniata da qualche gioco oppure in braccio a voi mentre ballate dolcemente tenendolo in braccio facendo attenzione a sorreggergli la testa con le mani.
  • Fare il bagnetto insieme a uno dei due genitori nella vasca grande, sempre se possibile, (Bratzeton, 2016) diventa un tempo di relax condiviso
  • Il massaggio infantile e il contatto pelle a pelle sono attività che gratificano i bambini di questa età che non sanno camminare da soli e che richiedono un’attività motoria dei propri muscoli grazie all’intervento del caregiver.

Per la fascia d’età 6-12 mesi

Dai sei mesi i bambini sono in grado di riconoscere parole familiari e di legare il suono al suo significato.

Tutto dipende dall’esperienza relazionale e comunicativa che il bambino vive. Il bambino continua a raccogliere una gran quantità d’informazioni attraverso i cinque sensi e utilizza ciò che impara per ottenere le cose.

Impara a “leggere” le parole, i gesti e le espressioni del volto di chi si occupa di lui. Ecco che diventa importante che il caregiver si prenda cura di sé e della propria tranquillità per trasmettere tranquillità al proprio bambino appoggiandosi ai mobili e agli oggetti.

A livello motorio il bambino dai 6 mesi impara prima a stare seduto da solo, che è la sua conquista più grande (Brazteton, 2016), e prosegue verso gli 8-9 mesi a stare seduto ma senza appoggio, a gattonare per poi imparare a mettersi in piedi da solo e a stare in piedi senza aiuto per poi ripartire a conquistare altre competenze che lo prepareranno alla deambulazione. Una tra le attività preferite in questa fase è salire le scale o superare ostacoli.

Le attività che si possono proporre permettono e favoriscono il rotolare, il tirare, lo spingere e l’imparare a muovere la testa, le braccia, le gambe e il corpo. Meglio se sono su un piano o tappetino morbido cosicché il bambino si sente libero e protetto allo stesso tempo dall’esercizio ripetitivo che andrà a sperimentare.

La zona principale di gioco va circoscritta dai 6 mesi sapendo che un po’ alla volta si allargherà perché il bambino sarà attratto ad esplorare sempre di più per muoversi sempre di più e misurarsi ogni giorno con competenze motorie diverse. Diventa importante offrirgli posizioni e stimolazioni diverse, che all’inizio sono :

  • Lo stare a pancia in su (supino) per stimolare la motricità e il contatto corporeo con altri oggetti e/o persone vicine ad esso
  • Lo stare a pancia in giù (prono) per un breve periodo o seduto sostenendolo ogni giorno per consentirgli di allungare e sviluppare i muscoli sia del collo che quelli degli arti e addominali
  • Il posizionarlo davanti ad uno specchio per offrirgli ulteriori stimoli sulla scoperta di movimenti e cambiamenti che lui stesso metterà in atto
  • Il preparare un cesto con dentro elementi di diversa fattezza che il bambino può esplorare in sicurezza come qualcosa di morbido o di duro, (meglio se di legno), qualcosa che sia sufficientemente grande da non essere ingoiato e che allo stesso tempo il bambino metterà in bocca perché a questa età è ancora il suo modo di “gustare” il mondo. Si può prendere spunto dall’idea montessoriana del “cestino dei tesori” (www.percorsiformativi06.it)
  • pannelli sensoriali che nascono da un’idea montessoriana si possono costruire in casa con oggetti che stimolano la sensorialità del contatto visivo e tattile (www.metodomontessori.it)
  • Bottiglie sonore: si possono costruire bottiglie di plastica trasparente sigillate che contengono liquido colorato o materiale casalingo come riso o pasta o altro che scuotendole fanno rumore

Bibliografia:

Brazelton Berry T. (2016) Il bambino da 0 a 3 anni. Milano: Rizzoli

Goldchmied E..(1994) Persone da 0 a 3 anni crescere e lavorare nell’ambiente nido.      Bergamo:Junior

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sarrs-cov-2-stili-vita-attività-fisica-0-11-anni

 “Quando nasce un bambino” opuscolo dell’Istituto Superiore dei Sanità  file:///D:/C_17_opuscoliPoster_159_ulterioriallegati_ulterioreallegato_2_alleg.pdf

Genitorialità e gioco ai tempi del Coronavirus

di Mattea Corsi

In questa lunga quarantena, che il Governo ci chiede per proteggerci dal contagio del Coronavirus, viene messa a dura prova la capacità organizzativa delle giornate dei genitori con bambini.

L’Istituto Superiore di Sanità ci ricorda che nella situazione attuale di emergenza, in cui lo stress e il senso di frustrazione possono aumentare, è il movimento quotidiano che permette di scaricare le tensioni accumulate nella giornata, riducendo agitazione e conflittualità, aumentando le energie e lo stato di benessere generale e migliorando la qualità del sonno, l’autostima, la fiducia in sé stessi.

Il tutto alternato a momenti di riposo e di stacco dalle continue informazioni a cui siamo tutti sottoposti scegliendo nell’arco della giornata uno o due momenti per l’aggiornamento sull’Emergenza Covid-19.

L’Ordine Nazionale degli Psicologici propone una guida anti stress per gestirlo e salvaguardare il benessere possibile ai tempi del Coronavirus. Si può leggere completa cliccando qui sotto.

Agli adulti viene suggerito di mantenere una routine giornaliera di attività, nel rispetto delle regole e indicazioni date dal Ministero della Salute, che si avvicinino il più  possibile a quelle svolte prima della epidemia e che possono modificarsi in funzione di una nuova adattabilità per stimolare resilienza.

È importante rimanere in contatto non solo per motivi di lavoro ma di trovare momenti di relazione con le persone con cui si sta bene e che appartengono alla sfera familiare per potersi esprimere con chi nutriamo fiducia. Rimanere in isolamento può solo aumentare a sua volta i livelli di stress e disagio.

Inoltre avere un atteggiamento positivo permette di affrontare con serenità la nuova quotidianità e di tollerare quei cambiamenti fisiologici e comportamentali a cui siamo sottoposti cercando comunque di mantenere una regolarità anche nel sonno.

La casa in cui viviamo è per noi oggi il luogo più sicuro dalla pandemia attuale per trascorrere la nostra quotidianità ma può diventare un luogo di disagio se non riusciamo stare bene con i nostri familiari.

Come adulti e genitori ci sentiamo chiamati a fare la nostra parte: nel rimanere sereni e positivi e nel far sentire i bambini al sicuro, amati e protetti aiutandoli ad affrontare questi giorni con spensieratezza e permettendo loro di svolgere attività scolastiche e di svago in modo più interessante anche attraverso il Gioco!

L’importanza del gioco

Il gioco è uno veicolo di conoscenza e di apprendimento di sé, degli altri e del mondo. Esso cattura la “mente assorbente” del bambino, come ci insegna Maria Montessori, per renderla “creatrice” di idee e di pensieri che rendono il bambino stesso un soggetto psichicamente attivo e che può contribuire al benessere familiare.

In questo modo il bambino attraverso il gioco continua il suo sviluppo cognitivo, emotivo, relazionale ed evolutivo in piena armonia e in modo piacevole.

Grazie alla meraviglia e alla scoperta delle proprie capacità e competenze, il gioco permette al bambino di passare le giornate a casa in modo sereno. Assumendo molte forme diverse, il gioco aiuta i bambini a risolvere i problemi, esprimersi, prendere decisioni, fare pratica e a provare cose nuove. Ecco allora che diventa importante integrare il gioco alla routine quotidiana e che i bambini abbiano spazi sicuri e liberi in cui esplorare, impegnarsi ed essere creativi.

L’attività fisica come gioco

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) suggerisce che tutta la famiglia viva momenti di attività fisica come occasione di “gioco” per poter soddisfare diversi bisogni familiari creando momenti di condivisione che rafforzano le relazioni intime. Inoltre, L’ISS sottolinea che la scelta di attività di gioco in movimento va anche a contrastare l’uso eccessivo di televisori, tablet e cellulari almeno per i bambini fino a 4 anni. In questo modo fare attività fisica con i bambini come “gioco di movimento” promuove il benessere psicologico, funzionale al raggiungimento di una crescita sana.

Le attività ludiche che si possono proporre ai bambini sono varie  e diverse e coinvolgono non solo abilità percettivo motorie ma anche abilità cognitive, coinvolgendo la sfera emotiva che rinforza il piacere o meno del gioco medesimo.

Alcune sono riportate da una comunità di pediatri in modo generale e che ritrovate nel link sottostante

È possibile cliccare sui link sotto riportati per aiutare i genitori a capire quali possibili alternative di attività fisica si possono proporre a casa a seconda dell’età del proprio figlio.

È possibile cliccare sui link del Ministero della Salute per rimanere aggiornati sulle disposizioni e le informazioni date sull’Emergenza Coronavirus:


Bibliografia:
Montessori M. (1999) La mente del bambino. Milano: Garzanti.

Yoga in gravidanza

Ciao a tutte!

Questo nuovo articolo del blog è stato scritto in collaborazione con Sara Bertani. Per chi non la conoscesse è l’insegnante di Yoga che collabora nello Studio e a questa pagina potrete trovare la pagina dedicata a lei e alla sua storia.

Oggi parleremo di yoga in gravidanza: quando si può fare e quali sono i benefici.

Il termine Yoga vuol dire “congiungere, unire” e in gravidanza questo significato trova la sua massima espressione: l’unione tra la mamma e il suo bambino.

Con semplici esercizi adatti alle gestanti la donna impara a conoscersi, ad affrontare la gravidanza con naturalezza e ad avere quindi padronanza del proprio corpo e delle emozioni. Tutto questo le torna utile per giungere al travaglio con serenità e consapevolezza.

Ma quali sono gli esercizi/attività più utili per la donna in gravidanza?

  • Apertura del petto: durante gli incontri di yoga la donna ha la possibilità di sperimentare esercizi utili a favorire l’apertura del petto con lo scopo di migliorare la respirazione permettendo al diaframma maggior possibilità di movimento. L’apertura del petto consente anche di migliorare il funzionamento degli organi interni favorendo una buona digestione alleviando la congestione addominale
  • Ricerca dell’equilibrio : tramite lo yoga la futura mamma ha l’occasione di assumere posizioni yogiche che rivitalizzano il corpo e la mente per sentirsi più energica rimanendo consapevole della sacralità di questo avvenimento, rispettando il suo corpo e la vita che cresce dentro di lei. Sperimentando posizioni stabili e piacevoli è possibile imparare a distribuire in modo corretto il peso del corpo che in gravidanza aumenta e sposta il baricentro considerevolmente, provocando un cambiamento di postura che coinvolge anche l’equilibrio. Attraverso movimenti semplici, lenti e fluidi la donna può prevenire ed alleviare dolore e infiammazione al bacino che per nove mesi sarà la culla del bambino, aiutando a sostenere il peso del pancione.
  • Esercizi di respirazione: in gravidanza è importante ascoltare il proprio respiro per restare nel qui ed ora. L’obiettivo degli esercizi di respirazione è di portare l’attenzione verso l’interno e rendere consapevole la mamma che sta respirando per due: il suo respiro, infatti, è ossigeno per il suo bambino. Si rafforza la magia dell’essere un tutt’uno con la vita che cresce nel grembo. Il bambino entra in sintonia con il ritmo respiratorio della mamma e sa quando è rilassata, in tensione, di riposo o in attività. Inoltre, le diverse tecniche di respirazione, sono utili anche durante il travaglio di parto perché da un punto di vista fisiologico l’espirazione è un antidoto per il dolore. Espirazioni lunghe, lente e profonde riducono il battito cardiaco e incoraggiano le inspirazioni che apportano una buona quantità di ossigeno alla mamma e al bambino.
  • Rilassamento: durante gli incontri la gestante può imparare a rilassarsi, pratica fondamentale in gravidanza perché quando la mamma è sotto stress produce un’enorme quantità di cortisolo che va ad influenzare il sistema nervoso del bambino. Il rilassamento profondo aiuta la donna a diventare più forte e resistente facilitando il ritorno verso uno stato di equilibrio e tranquillità dopo una stimolazione o uno stress. Questa pratica offre gioia e tranquillità anche al bambino.

Quando è possibile praticare lo Yoga in gravidanza?

Lo Yoga può essere praticato da tutte le gestanti in qualsiasi trimestre di gravidanza con l’approvazione e il certificato di buona salute del proprio ginecologo.

  • PRIMO TRIMESTRE: nel Primo trimestre il corpo è in fase di cambiamento e questo è dovuto allo sviluppo del bambino e agli ormoni che cominciano a farsi presenti e danno delle sensazioni e sintomi alla madre. Durante la pratica, cosi come nella vita quotidiana, è meglio evitare movimenti troppo rapidi, torsioni profonde e stiramenti estremi nel primo trimestre.
  • SECONDO TRIMESTRE: è il periodo migliore per praticare lo Yoga. E’ chiamato anche il trimestre del benessere. Il corpo continua a subire dei cambiamenti, la pancia si fa importante e porta la donna ad assumere delle posizioni spesso non corrette. La gravida può praticare giornalmente lo yoga evitando posizioni troppo statiche e evitando di restare in piedi per troppo tempo.
  • TERZO TRIMESTRE: è quello più pesante e difficile. È bene evitare movimenti rapidi che possono compromettere la qualità della respirazione e che possano comprimere il grembo. Una gestante che ha praticato lo yoga in gravidanza riesce a vivere meglio queste ultime settimane arrivando serena al momento del travaglio e del parto, vivendo questo momento con gioia.

Quali benefici può dare lo Yoga in gravidanza?

I benefici sono moltissimi:

  • Allunga e scioglie la tensione muscolare aiutando a riposare meglio migliorando circolazione, mobilità forza e flessibilità;
  • Insegna come respirare correttamente: attraverso gli esercizi di respirazione yogica si regolarizza più facilmente anche l’equilibrio emozionale;  
  • È rilassante per la mamma e per il bambino. Rilassandosi e respirando con consapevolezza la gestante presta più attenzione ai segnali inviati dal corpo ed entra meglio in connessione con se stessa e con il bambino;
  • Aiuta la donna a prepararsi per il travaglio ed il parto perché riduce ansia e stress. Quando si ha paura o si sente dolore il corpo produce adrenalina che provoca una riduzione di ossitocina nel sangue (l’ormone che contribuisce a far progredire il travaglio verso il parto).
  • Praticare yoga calma il corpo e la mente, riducendo i fattori che portano il corpo a produrre adrenalina e cortisolo, aiutando la donna durante i difficili momenti del parto. •
  • Può alleviare i classici disturbi della gravidanza come stanchezza, mal di schiena, gonfiore alle articolazioni, dolori a livello lombare, nausea, costipazione, mal di testa e la difficoltà nel respiro.  
  • Aiuta la mamma a rinforzare il legame con il bambino attraverso un ascolto consapevole che aiuta la donna a restare nel qui ed ora, nel presente; •
  • Praticare in gravidanza aiuta la donna a sperimentare ancora più profondamente la magica sensazione di essere una cosa sola con il proprio bambino. I suoi movimenti lo cullano e la sua voce lo massaggia.

Future mamme.. non vi resta che venire in studio per provare di persona una lezione gratuita di Yoga in Gravidanza.

Prossimamente Sara ci racconterà anche che cos’è e che benifici ha lo Yoga Mamma Bebè.

A presto!

Gravidanza e allattamento ai tempi del Coronavirus

Care mamme, in questo periodo particolare della nostra vita, vi scriviamo questo articolo per fare chiarezza sull’emergenza Coronavirus / Covid-19 in relazione alla gravidanza, al parto e all’allattamento.

Vi riporteremo informazioni valide e scientifiche e alla fine dell’articolo troverete i riferimenti delle fonti autorevoli da cui abbiamo preso spunto.

La comunità scientifica italiana dei neonatologi, pediatri, ginecologi e ostetriche (SIN, SIMP, SIP, SIGO, AOGOI, AGUI e FNOPO) ha aderito all’iniziativa dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) di formare un gruppo di lavoro, coordinato dal Centro Nazionale di Prevenzione delle Malattie e di Promozione della Salute (CNaPPS), al fine di prendere in esame e divulgare gli aggiornamenti della letteratura scientifica sul tema COVID-19 in GRAVIDANZA, PARTO E ALLATTAMENTO.

Le ultime raccomandazioni aggiornate al 18 Marzo 2020 riportano alcune novità :

  • nel momento del ricovero della donna in ospedale il partern/la persona di fiducia devono attenersi a precauzioni aggiuntive come il frequente lavaggio delle mani e la mascherina per poter accedere all’unità di ostetricia per assistere alla nascita.
  • Sono, invece, categoricamente esclusi dall’unità di ostetricia i partner positivi al virus che devono rispettare l’indicazione all’isolamento.
  • Aggiungiamo poi che le visite di parenti/amici non saranno possibili e che anche il partner avrà degli orari da seguire.
  • Non vengono riscontrati benefici nell’allontanamento del neonato dalla madre (anche positiva a Covid 19), pertanto per promuovere Bonding e Allatamento mamma e bambino rimangono insieme.
  • Non c’è ad oggi evidenza di trasmissione verticale (cioè da mamma a bambino) sia in gravidanza che in allattamento.
  • Anche per le madri risultate positive al Covid-19 l’indicazione è quella di mantenere uniti madre e neonato nel dopo-parto con un’occhio di attenzione in più per questi neonati che seguiranno un appropriato percorso di controlli sia dopo la nascita sia a distanza nei mesi con un adeguato follow-up.

Fonte: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-gravidanza-parto-allattamento-19-3-20

Anche la Leche League Italia ci ricorda come “l’allattamento protegge il bambino quando lui o qualcuno in famiglia è malato”.

Pertanto le raccomandazioni per continuare a sostenere l’allattamento esclusivo al seno sono le seguenti:

  • Lavarsi bene le mani prima di allattare.
  • Allattare spesso.
  • Se sei ammalata indossa una mascherina quando sei vicina al tuo bambino.
  • Continua ad allattare.
  • Se devi andare in ospedale tieni il bambino con te e continua ad allattarlo, se te la senti e se puoi. Altrimenti estrai il latte per il tuo bambino.
  • Cerca il sotegno di cui hai bisogno per continuare ad allattare (Ostetrica o professionisti dell’allattamento).

Fonte:  https://www.lllitalia.org/

Infine l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ricorda a tutti, donne, ostetriche, medici, operatori della nascita, che

“TUTTE LE DONNE, CHE ABBIANO O MENO CONFERMATA INFEZIONE DA COVID-19,  HANNO DIRITTO A UN’ESPERIENZA DI PARTO SICURA E POSITIVA”.

Per poter garantire questo diritto a tutte le donne, l’Oms ci fa riflettere su alcuni punti che tutti dovremmo avere bene in mente:

  • RISPETTO E DIGNITA’
  • la presenza di un PARTNER A SCELTA della donna
  • una COMUNICAZIONE CHIARA CON LO STAFF
  • STRATEGIE DI CONTENIMENTO DEL DOLORE
  • MOVIMENTO IN TRAVAGLIO quando possibile, e POSIZIONI LIBERE PER SPINGERE.

Fonte: https://www.who.int/news-room/q-a-detail/q-a-on-covid-19-pregnancy-childbirth-and-breastfeeding

Mamme e future mamme… ricordatevi che non siete sole.

Noi ostetriche ci siamo, siamo presenti anche in questo periodo molto particolare che stiamo vivendo.

La salute di mamma e bambino vengono prima di tutto ma se ci fosse qualche problema ( allattamento, gestione del neonato, decorso materno post-parto), dubbio o domanda NON ESITATE A CONTATTARCI.

Tutte le nostre consulenze on-line sono attive, mentre invece le visite domiciliari sono riservate ai casi più urgenti.

ANCHE SE A DISTANZA, LE OSTETRICHE CI SONO!


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